Direttore: Pasquale Sacino - Redazione: Mettstr. 75 - 2504 Bienne - Telefono: 032 345 20 24 - rinascita@bluewin.ch


Luci spente per un'ora a favore del clima

Oggi, sabato, anche in Svizzera, si svolge l'azione promossa dal WWF
Bienne, 25 Marzo 2023 - Una ventina di città svizzere aderiscono all'iniziativa "Earth Hour", che consiste nello spegnere tutte le luci per un'ora, oggi sabato, alle 20.30. L'obiettivo è "dare un chiaro segnale a favore della protezione della Terra", spiega il WWF. Questa azione viene lanciata su scala globale. Durante questa "ora della terra", monumenti famosi come l'Empire State Building di New York o il Taj Mahal in India rimarranno al buio.
In Svizzera, il Jet d'Eau di Ginevra, la Torre dei Maghi di Sion e altri monumenti di Friburgo, Sierre, Delémont, Montreux, Vevey e Yverdon, tra gli altri, si uniranno all'operazione. San Gallo sta facendo un ulteriore passo avanti, organizzando un intero fine settimana sul tema dell'Ora della Terra, compresa una passeggiata sul tema della biodiversità. "Il fatto che così tante città e persone partecipino all'Ora della Terra dimostra quanto il pubblico voglia proteggere la natura", ha dichiarato Thomas Vellacott, direttore generale del WWF Svizzera.
Domenica torna l'ora legale

Bienne, 24 Marzo 2023 - Lo rammenta l'Istituto federale di metrologia, che ricorda alla popolazione di spostare le lancette degli orologi in avanti di un'ora. Il ritorno all'ora solare è previsto il 29 ottobre. Nella Confederazione è lo stesso Istituto federale di metrologia a essere responsabile della realizzazione e diffusione dell'ora ufficiale svizzera.
Un'idea risalente al 1784
L'introduzione dell'ora legale affonda le sue radici nel tempo. Bisogna addirittura risalire alla fine del 1700, più precisamente al 1784 quando l'inventore del parafulmine Benjamin Franklin pubblicò la sua proposta sul quotidiano francese ‘Journal de Paris’. Le riflessioni di Franklin si basavano sulla volontà di risparmiare energia ma non trovarono seguito. Oltre un secolo dopo, nel 1907, l'idea venne ripresa dall'inglese William Willet, che elaborò un nuovo approccio. La proposta trovò seguaci: nel 1916 la Camera dei Comuni di Londra diede il via libera al British Summer Time che implicava lo spostamento delle lancette un'ora in avanti durante l'estate.
Diversi Paesi imitarono la Gran Bretagna in quanto in tempo di guerra (il primo conflitto mondiale era scoppiato nel 1914) il risparmio energetico era una priorità. Anche la Germania passò al nuovo sistema (per abbandonarlo poi di nuovo con la Repubblica di Weimar). In Svizzera il Consiglio federale esitò, ma il 24 marzo 1917 rinunciò ad adottare la novità. I risparmi erano giudicati non sufficienti: secondo il governo le statistiche concernenti le quantità di carbone economizzate non erano abbastanza probanti. Si temevano inoltre gli squilibri provocati al ritmo di vita di uomini e animali. "I giorni di lavoro della nostra popolazione agricola sono già abbastanza lunghi", affermavano quelli che allora erano chiamati i ‘sette saggi’.
Il tema tornò d'attualità durante la Seconda guerra mondiale. L'esecutivo federale decise di applicare il sistema nel 1941 e nel 1942, nell'intento di economizzare energia. Ma visto che non si osservarono gli effetti voluti si tornò alla tradizione. Intanto gli altri Paesi stavano sperimentando. Nella Germania prostrata dalla guerra, tra il 1947 e il 1949, si instaurò addirittura una ‘Hochsommerzeit’ (alta ora estiva). Nel periodo compreso tra l'11 maggio e il 29 giugno le lancette venivano spostate in avanti di un'ulteriore ora. Da notare inoltre che nella zona occupata dall'Urss vigeva l'ora di Mosca: i cambiamenti di orario nello spazio di pochi chilometri potevano quindi essere notevoli.
Dopo lo shock petrolifero del 1973 sempre più nazioni europee aderirono alla nuova usanza. La Svizzera ci arrivò nel 1981, dopo che un primo tentativo fu bocciato in votazione popolare nel maggio 1978 con il 52% di ‘no’. Il cambiamento d'ora estivo è stato introdotto in tutti i Paesi dell'Unione europea all'inizio degli anni Ottanta. Dal 1996, la durata del cambiamento è stata armonizzata a livello continentale: dall'ultima domenica di marzo all'ultima di ottobre. L'ora legale non è comunque un fenomeno solo europeo. In America vige in un periodo sfasato, cosa di cui si accorgono i viaggiatori e chi ha rapporti d'affari con gli Stati Uniti. Il Sud del mondo segue ovviamente un calendario invertito rispetto all'emisfero settentrionale.
Insonnia e irritabilità, ecco come rimediare ai disturbi dell'ora legale

Tra sabato e domenica, alle 2 di notte, sposteremo in avanti le lancette dell'orologio rinunciando a un'ora di sonno
Insonnia e irritabilità, ecco come rimediare ai disturbi dell'ora legale
Insonnia e irritabilità, ecco come rimediare ai disturbi dell'ora legale
Bienne, 24 Marzo 2023 - Via via che l’inverno cede il passo alla primavera le giornate si allungano e la mente corre alla bella stagione. E questo anche grazie al consueto spostamento in avanti delle lancette degli orologi, come faremo tra sabato e domenica, alle 2 di notte, quando entrerà in vigore l’ora legale, che serve proprio a sfruttare al massimo la luce solare risparmiando sul consumo energetico. Tuttavia, il repentino cambio di orario può avere delle conseguenze sul nostro benessere psico-fisico. Assosalute (Associazione nazionale di farmaci di automedicazione, che fa parte di Federchimica) ha raccolto sul suo portale alcuni suggerimenti per affrontare al meglio il cambio d’ora.
I disturbi associati al cambio d’orario – Se è vero che il cambio dell'ora porta con sé giornate più lunghe con innegabili benefici, è altrettanto vero che diverse persone risentono del passaggio dall’ora solare a quella legale tanto da lamentare i medesimi sintomi che si hanno in caso jet-lag. Questi piccoli disturbi passeggeri – alterazioni del sonno, stanchezza e difficoltà di concentrazione, stress e irritabilità – dipendono dalla reazione del nostro corpo alla differenza tra l’orologio interno, il cosiddetto ritmo circadiano, e l’orario esterno.
Il ritmo circadiano regola, infatti, il ciclo sonno-veglia e molti parametri vitali che hanno andamento periodico: fame, rigenerazione cellulare, temperatura corporea. Anche la sola perdita di un’ora di sonno altera, quindi, per qualche giorno i ritmi dell’organismo. Ma ci sono coloro che ne risentono più di altri. Sono soprattutto i "gufi", i tiratardi, e le "allodole", i mattinieri, a soffrire il cambio dell’ora: ad andare in tilt è il loro equilibrio sonno-veglia. Per cui, anche cambiamenti minimi dei ritmi quotidiani possono causare stress e generare stanchezza, sonnolenza diurna, emicrania, perdita dell’appetito, riduzione dell’attenzione e alterazione dell’umore. Attenzione allo stress quindi.
La stanchezza accumulata e la riduzione delle ore di sonno sono anche tra le principali cause di nervosismo, irritabilità e, quindi, malumore diffuso. Tutte conseguenze che influiscono non solo sul singolo ma anche sulle persone vicine, famigliari e colleghi. Secondo il New England Journal of Medicine, l’effetto dello spostamento in avanti delle lancette si farebbe sentire nei sette giorni successivi con un aumento del 5% degli infarti del miocardio. Cifre confermate di recente anche dall’istituto Karolinska di Stoccolma, che parla di un aumento del 4%.
E i bambini? È importante abituare i più piccoli al nuovo orario gradualmente, anticipando di 15 minuti al giorno l’ora della nanna, per evitare un cambiamento brusco e assicurare loro nel fine settimana gli stessi orari dei giorni lavorativi. Quanto agli adulti, dopo una settimana di impegni tra casa e lavoro, tendono a risentire maggiormente della modifica delle attività e delle abitudini di riposo durante il fine settimana. Non è raro, infatti, proprio nel week end soffrire di occasionali mal di testa e soprattutto la domenica sera, quando inoltre si comincia a pensare alle responsabilità del lunedì, avere difficoltà ad addormentarsi. Basta tuttavia qualche piccolo accorgimento per facilitare l’adattamento dell’organismo.
Ecco i consigli di Assosalute su come affrontare al meglio il cambio d’ora:
- A partire da qualche giorno prima del cambio di orario, anticipare la sveglia di una ventina di minuti o andare a dormire un po’ prima la sera per abituare l'organismo. Aiuterà a impostare i nuovi ritmi in modo meno traumatico;
- Se non si riesce a prendere sonno, sono disponibili, in automedicazione, sedativi leggeri di origine vegetale per favorire il riposo (passiflora, valeriana);
- Per favorire il riposo meglio alla sera consumare pasti leggeri ed evitare alcolici e un eccessivo consumo di caffeina/teina, sostanze che influiscono sul ciclo sonno-veglia;
- In caso di mal di testa gli antinfiammatori non steroidei (FANS), possono notevolmente alleviare il fastidio;
- Se nervosismo e irritabilità perdurano, sono disponibili, in automedicazione, integratori di magnesio che possono aiutare a ritrovare il giusto equilibrio;
- Sforzarsi di fare attività fisica, tanto più se all'aria aperta meglio se al mattino, in modo da godere dei benefici per tutta la giornata e arrivare più stanchi e meno stressati alla sera. Infatti, fare sport, soprattutto attività anaerobiche intense, troppo in prossimità dell’ora di andare a letto non favorisce il riposo, anzi aumenta la difficoltà di cader tra le braccia di Morfeo perché l’attività fisica che richiede sforzo e resistenza all’organismo stimola il sistema nervoso e non favorisce il rilassamento.
Aumenta il numero di ore lavorate in Svizzera

In dieci anni il tempo d'impiego è cresciuto di circa 1,5 giornate lavorative. Merito, in particolare, delle donne. Le ore annuali trascorse lavorando sono passate da 1’275 a 1’287
Bienne, 24 Marzo 2023 - Rispetto al 2010, nel 2019 il tempo d'impiego degli svizzeri tra i 15 e i 64 anni è aumentato di circa 1,5 giornate lavorative. A questo risultato hanno dato un contributo importante le donne, la cui occupazione è in continua ascesa. Stando ai dati dell'Ufficio federale di statistica, per il periodo di dieci anni preso in esame, il tempo trascorso nell'attività professionale annuale per persona in età lavorativa – tra i 15 e i 64 anni – è passato da 1'275 a 1'287 ore. Ciò corrisponde a un aumento di 1,5 giorni lavorativi – della durata di otto ore – per persona.
Nel 2016 è stato raggiunto un picco di 1'299 ore all'anno, che corrispondono a 24 ore (circa tre giorni lavorativi) in più a persona rispetto al 2010. Le donne sono le principali responsabili di questo incremento: nel 2019 hanno lavorato circa il 7% (corrispondente a otto giorni lavorativi) in più a persona rispetto a dieci anni prima, ovvero 1'026 ore. Per gli uomini, le ore di lavoro annuali sono diminuite di circa il 3%, passando a 1'544 nello stesso anno. Rispetto a quelli della Generazione X (1965-1980), gli uomini della Generazione Z (1997-2012), assieme ai millennial (1980-1996), hanno più impegni extralavorativi.
Questo comporta una predilezione nei confronti del lavoro a tempo parziale, piuttosto che a tempo pieno. Per quanto concerne le donne, questa differenza generazionale è meno marcata. Come comunicato all'Aargauer Zeitung da Daniel Kopp del Centro di ricerche congiunturali del Politecnico federale di Zurigo, esperto del mercato del lavoro, la minore attrattività del lavoro a tempo pieno non è da imputare a un'ipotetica stanchezza cronica dei giovani, bensì alla durata degli studi, spesso affiancati da lavori part time, che si protrae sempre di più.
Svizzera-Unione europea, i Cantoni con il Governo

La Conferenza dei governi cantonali sostiene la via intrapresa dal Consiglio federale ed è disposta ad accettare una ripresa dinamica del diritto europeo
Bienne, 24 Marzo 2023 - La Conferenza dei governi cantonali (Cdc) sostiene la via intrapresa dal Consiglio federale nelle relazioni con l'UE. I cantoni si dicono convinti che si possano trovare compromessi nei punti ancora in sospeso e confermano di fatto la posizione già espressa nel 2019. La Cdc ha ribadito di essere disposta ad accettare la ripresa dinamica del diritto europeo, che non dovrebbe però essere automatica, ma solo previo consenso del Consiglio federale, del Parlamento o del popolo.
I cantoni potrebbero anche accettare, in caso di contenziosi riguardanti l'interpretazione e l'applicazione del diritto europeo, una soluzione con la Corte di giustizia UE incaricata di garantire "un'interpretazione coerente del diritto". La Cdc respinge invece una sorveglianza sovranazionale dell'accordo. Inoltre, l'adozione delle norme sugli aiuti di Stato dell'UE deve essere circoscritta "ai settori in cui esiste contrattualmente un accesso garantito ai mercati". Una ripresa in tutti i settori è, per la Cdc, fuori questione.
Come da programma dal 2026 Moutier passa al Giura
_passerà_al_Giura-aab32.w1024.jpeg)
Trovata l'intesa sulla perequazione finanziaria per il passaggio da un Cantone all'altro. La tabella di marcia sarà rispettata
Bienne, 24 Marzo 2023 - Il comune di Moutier (Be) passerà al Giura come previsto all'inizio del 2026. La Conferenza tripartita presieduta dalla consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha infatti raggiunto un accordo sulla perequazione finanziaria. Ciò rende possibile rispettare il calendario fissato per il trasferimento. Il progetto di concordato, spiega l'Ufficio federale di giustizia, potrà essere finalizzato nelle prossime settimane e posto in consultazione a metà maggio, data in cui è prevista una comunicazione congiunta dei governi bernese e giurassiano a Moutier.
Nel corso dei negoziati tra i Cantoni di Berna e del Giura sul concordato per il trasferimento di Moutier non era stato possibile risolvere la questione della correzione dei flussi derivanti dalla perequazione finanziaria e della compensazione degli oneri; il Giura avrebbe chiesto 29 milioni di franchi, mentre Berna ne avrebbe proposti al massimo 24. Per questo, i due Cantoni avevano chiesto la mediazione della Confederazione: alla luce della volontà di Berna e Giura di rispettare i tempi previsti era infatti indispensabile risolvere rapidamente la questione per consentire il trasferimento di Moutier il primo gennaio 2026.
L'intervento della ‘ministra’ di giustizia e polizia ha consentito di sbloccare la situazione, sfociata nell'intesa raggiunta mercoledì scorso, 22 marzo. I governi dei Cantoni informeranno del contenuto dell'accordo a metà maggio. Terminata la consultazione e apposte le firme dei due esecutivi, il concordato sarà poi sottoposto per approvazione ai due parlamenti cantonali; Berna e Giura dovranno in seguito organizzare una votazione popolare e infine le Camere federali potranno, nel 2025, approvare un decreto federale sul trasferimento di Moutier.
Un questione di fiducia
Lo scorso 3 febbraio, i due Cantoni avevano accordato la fiducia alla neo consigliera federale Baume-Schneider, per tre legislature attiva quale ‘ministra’ nel Governo giurassiano prima di essere eletta al Consiglio degli Stati e poi, nel dicembre scorso, nel Governo federale. Per tradizione, in precedenza i suoi predecessori al Dipartimento federale di giustizia e polizia avevano sempre svolto il ruolo di mediatore in caso di difficoltà nei negoziati fra i due Cantoni. La ministra socialista aveva indicato poco dopo la sua entrata in carica nel mese di gennaio che era pronta ad assumere il ruolo di mediatrice nell'interesse dei due Cantoni.
L'ex consigliera federale bernese Simonetta Sommaruga aveva pure svolto il ruolo di mediatrice in questo dossier sensibile quando era alla testa del Dipartimento federale di giustizia e polizia e non aveva mai dovuto ricusarsi. L'ex ministra socialista aveva comunque chiesto al Canton Giura se fosse un problema il fatto che una bernese fosse incaricata del dossier della questione giurassiana.
Un voto storico
Il passaggio di Moutier – dopo un lungo iter politico costellato di colpi di scena, ricorsi e controricorsi – è stato approvato in votazione popolare il 28 di marzo 2021: i ‘sì’ alla separazione da Berna erano stati 2'114, i contrari 1'740. Moutier, 7'400 abitanti, costituisce un caso a parte nel conflitto giurassiano. Durante le consultazioni del 1974 e del 1975, sfociate nella creazione del Canton Giura, la maggioranza dei cittadini si era espressa per restare nel Canton Berna. Ma per decenni gli elettori si sono pronunciati per autorità favorevoli alla separazione.
Giornata contro le molestie sessuali

Le scuole universitarie di tutta la Svizzera unite contro gli abusi nell’ambiente accademico. Le considerazioni di un'esperta
Bienne, 23 Marzo 2023 - Giovedì 23 marzo, le scuole universitarie e gli istituti di ricerca di tutta la Svizzera hanno organizzato una giornata di sensibilizzazione contro le molestie sessuali e il sessismo nell’ambiente accademico. In Svizzera non esistono statistiche a livello nazionale sulle molestie, neppure in ambito universitario. Anche la campagna stessa, promossa giovedì dagli atenei elvetici, non presenta numeri. Tuttavia, rende attenti al fatto che le donne, le persone della comunità LGBT e le minoranze etniche sono le vittime più colpite.
È un problema sociale, e se ne è interessato uno studio di riferimento, fatto nel 2019 dall'Istituto di ricerca di Berna. Secondo i ricercatori una donna su cinque ha subito atti sessuali non consensuali e oltre la metà delle intervistate sono state vittime di molestie sotto forma di contatti, abbracci o baci non desiderati. Bisogna tuttavia considerare che solo una minima parte delle vittime denuncia; i casi sarebbero dunque molti di più.
Il tema è stato affrontato da SEIDISERA grazie al contributo di Rosalba Morese, ricercatrice in Neuroscienze sociali presso l'Università della Svizzera italiana, che ha spiegato, tra l'altro, come le molestie abbiano ripercussioni anche dal punto di vista psicosomatico. "Quando una persona subisce molestie si possono attivare circuiti celebrali simili allo stress, al dolore fisico, quindi sono situazioni altamente nocive". Questo tipo di conoscenze, promosse dalla giornata di sensibilizzazione, permettono di prevenire e di garantire maggiore sicurezza. Per questo motivo, le università e le alte scuole pedagogiche continueranno a dedicare ogni anno, il 23 marzo, una giornata per sensibilizzare alunni e professori.
Terremoto di magnitudo 4,3 nel canton Giura

Il terremoto è stato classificato al livello di pericolo 3 "marcato", la polizia afferma di non aver ricevuto segnalazioni
Bienne, 22 Marzo 2023 -Un terremoto di magnitudo 4,3 si è verificato oggi alle 15.50 nei pressi di Réclère, nel canton Giura. Lo annuncia Servizio sismologico svizzero (SED) del Politecnico di Zurigo. Secondo il SED il sisma, il cui epicentro è stato localizzato a 5,7 km di profondità, è stato percepito in maniera diffusa. Lievi danni sono possibili. Il terremoto è stato classificato al livello di pericolo 3 «marcato». La polizia, contattata da Keystone-ATS, ha affermato di non aver ricevuto segnalazioni.
Il sisma è stato avvertito anche nell'area della città francese di Belfort, a pochi chilometri dal confine elvetico. La scossa «ha fatto tremare la mia biblioteca e il mio ufficio», ha dichiarato un residente ai piedi dei monti Vosgi all'agenzia AFP. Le scosse sismiche non sono rare al confine tra Francia e Svizzera, dove nel settembre scorso è stato avvertito un terremoto di magnitudo 4,8 che non ha causato danni significativi. Gli storici ricordano regolarmente che nel 1356 un terremoto di magnitudo 6,6 distrusse la città di Basilea e causò danni ingenti nella regione
Sempre più medici donne, ma c'è penuria di quelli di famiglia

Dallo studio, presentato dalla Federazione dei medici svizzeri, emerge anche che la dipendenza dall'estero è sempre maggiore
Bienne, 22 Marzo 2023 - La professione di medico si femminilizza, ma la proporzione dei dottori ultra 60enni è elevata e mancano quelli di famiglia. È quanto emerge dalla ‘Statistica medica 2022’ presentata oggi dalla Federazione dei medici svizzeri (Fmh), dalla quale risulta anche che la dipendenza dall'estero è sempre maggiore.
Lo scorso anno, si contavano sul suolo elvetico 40'002 medici in attività, in aumento del 2% (780 persone) rispetto al 2021, indica oggi la federazione in una nota. Questa crescita è dovuta principalmente all'incremento del numero di dottoresse (45,7% contro 37,5% nel 2012). Nel 2022, inoltre, l'età dei dottori è leggermente aumentata: un medico su due aveva 50 anni o più, mentre un medico su quattro era ultra 60enne.
Mancano medici di famiglia
La Federazione dei medici svizzeri è pure preoccupata dalla penuria di medici di famiglia nel settore ambulatoriale: la densità è di 0,8 medici di famiglia per 1'000 abitanti e da anni questa cifra è inferiore al valore 1 raccomandato. "Cure inappropriate e insufficienti generano costi supplementari", mette in guardia l'organizzazione. Più in generale, la Svizzera conta 4,6 medici per 1000 abitanti, un tasso paragonabile a quello dei Paesi vicini. Dopo Israele, la Confederazione ha inoltre la seconda maggiore proporzione di medici stranieri dei Paesi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).
Degli oltre 40mila medici che esercitano in Svizzera, 15'783 hanno ottenuto la loro laurea in medicina all'estero. Rispetto all'anno precedente, la quota è aumentata di 1,1 punti percentuali raggiungendo il 39,5%. Le condizioni quadro più attrattive nella Confederazione rispetto all'estero attirano un gran numero di specialisti, il che accentua però la penuria nei loro Paesi d'origine.
Tasso d'attività in calo
Il tasso di attività e il numero di ore lavorate alla settimana diminuiscono continuamente da diversi anni a questa parte, osserva ancora la l'organizzazione. Nel 2022, la durata settimanale del lavoro era di 47,7 ore, a fronte di 49,3 nel 2012. La Federazione dei medici svizzeri rappresenta oltre 43mila membri e riunisce circa 90 organizzazioni mediche.
Nel 2024 l'elettricità sarà ancora più cara

Oltre all'aumento delle tariffe, Swissgrid addebiterà per la prima volta anche i costi delle riserve invernali. In media saranno 146 franchi in più
Bienne, 22 Marzo 2023 -Il prezzo dell'elettricità continuerà a salire nel 2024. Oltre all'aumento delle tariffe per la rete, il gestore della stessa, Swissgrid, addebiterà per la prima volta i costi delle riserve invernali. Questo costerà a un'economia domestica media 146 franchi. Swissgrid si impegna costantemente per mantenere le tariffe per la rete di trasmissione più basse possibile. Tuttavia, esse dipendono in larga misura da fattori sui quali il gestore non ha alcun controllo. Tra questi, l'andamento dei mercati dell'elettricità e le norme giuridiche, spiega Swissgrid in un comunicato diramato stamani.
Le tariffe per le prestazioni di servizio generali relative al sistema e per le perdite di potenza attiva subiranno un forte aumento; quelle per l'utilizzazione della rete e l'energia reattiva rimangono invece allo stesso livello. Un'economia domestica con un consumo annuo di 4500 kWh pagherà 92 franchi per i servizi di Swissgrid nel 2024, contro 70 quest'anno. Questo importo corrisponde al 7% circa dei costi annuali complessivi della corrente elettrica per l'economia domestica. Per un'azienda con un consumo annuo di 90'000 kWh, questo importo ammonterà a 1840 franchi.
Anche la tariffa per le prestazioni di servizio generali relative al sistema aumenterà significativamente a 0,75 centesimi per chilowattora (quest'anno: 0,46 centesimi). A causa dei prezzi attesi sui mercati europei dell'elettricità, Swissgrid prevede costi di approvvigionamento nettamente più elevati per la potenza di regolazione di riserva. Il gestore deve inoltre ridurre una sottocopertura, anch'essa in gran parte dovuta al forte aumento dei prezzi del mercato dell'elettricità. Le tariffe per il 2023 sono state comunicate a marzo 2022. In quel momento, i grandi aumenti dei prezzi sui mercati dell'elettricità non erano ancora prevedibili.
Pure la tariffa per le perdite di potenza attiva aumenterà significativamente di 0,34 centesimi per chilowattora rispetto all'anno in corso (2023: 0,30 centesimi). La ragione di ciò è anche il forte aumento dei costi di approvvigionamento previsti in un ambiente di mercato con prezzi elevati. Nel 2024, i consumatori dovranno pagare anche i costi delle riserve di energia elettrica della Confederazione. Quest'ultima ha adottato numerose misure per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento (ad esempio, la riserva di energia idroelettrica, le centrali elettriche di riserva e i gruppi elettrogeni di emergenza). La Confederazione ha deciso che questi costi saranno addebitati da Swissgrid.
Quest'ultimo contabilizzerà questi costi, che non ha generato, su una tariffa separata "Riserva di energia elettrica", che ammonta a 1,20 centesimi per chilowattora. Per un'economia domestica media con un consumo di 4500 kWh, ciò significa un onere finanziario aggiuntivo di 54 franchi per il 2024 e di 1080 franchi per un'azienda con un consumo di 90'000 kWh.
Zurigo, luce verde alla cannabis legale

Approvato dall’UFSP il progetto pilota per la distribuzione controllata in città
Bienne, 22 Marzo 2023 - Il progetto pilota per la distribuzione controllata di cannabis nella città di Zurigo ha ricevuto l'autorizzazione dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). I produttori possono ora iniziare la coltivazione e la distribuzione dovrebbe partire in agosto. Lo indicano in una nota congiunta la Città di Zurigo e la Clinica psichiatrica dell'Università di Zurigo.
Le iscrizioni per partecipare al progetto sono aperte a maggiorenni che fanno già uso dello stupefacente e che sono domiciliati nella città sulla Limmat. Il progetto, denominato "Züri Can - Cannabis mit Verantwortung", sarebbe dovuto partire già lo scorso autunno, ma ha subito un ritardo perché mancava ancora l'autorizzazione dell'UFSP. Gli organizzatori prevedono in tutto fino a 2’100 partecipanti (1'700 sono già in lista). La vendita di cannabis è prevista in dieci farmacie, in cosiddetti "social club" e in dieci centri di informazione sulle droghe di Zurigo. A livello svizzero, il primo progetto per la distribuzione regolamentata di cannabis è partito alla fine di gennaio a Basilea.
Banche, in gioco ci sono 17'000 impiegati

Dopo l'acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs ora l'accento va messo sulla salvaguardia del lavoro
Bienne, 21 Marzo 2023 - Dopo l'eclatante acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs bisogna concentrarsi sul mantenimento dei posti di lavoro e delle misure di prevenzione. È la posizione dell'Unione sindacale svizzera, secondo cui non spetta ai dipendenti pagare per gli errori commessi da manager e autorità. Nel corso di una conferenza stampa odierna a Berna, l'Unione sindacale svizzera ha manifestato il proprio appoggio all'Associazione svizzera degli impiegati di banca (Asib) nella sua lotta a tutela del personale e per ottenere un buon piano sociale. "Le due banche hanno il dovere di evitare tagli brutali. La posta in gioco è colossale per i 17'000 impiegati di Credit Suisse" in Svizzera, avverte la confederazione sindacale in una nota diffusa a margine dell'incontro con i media. "Direttamente o indirettamente, decine di migliaia di posti sono potenzialmente minacciati".
Task force
Stando all'Asib, è necessario un pacchetto di salvataggio per il personale dei due istituti finanziari. La situazione è drammatica, nonché enormemente stressante, scrive a sua volta in un comunicato l'associazione. "Si sta profilando una tempesta, ma nessuno sa chi sarà colpito", ha aggiunto durante la conferenza stampa il suo presidente, Michael von Felten, stando al quale grande incertezza regna sovrana pure in seno a Ubs. Una task force dovrebbe essere istituita al più presto. Per l'organizzazione, tale richiesta, già avanzata domenica, ha avuto riscontro positivo. L'auspicio è che il gruppo di esperti possa iniziare a lavorare entro la fine del mese. Anche Ubs dovrebbe partecipare.
Il pacchetto di salvataggio non deve comportare licenziamenti fino alla fine dell'anno, ha affermato la condirettrice dell'Associazione svizzera degli impiegati di banca Natalia Ferrara, ossia prima del completamento effettivo dell'unione fra le due banche. Qualora non fosse possibile evitarne, dovrebbero essere gestiti nel quadro del piano sociale. Una protezione speciale e più marcata è poi da prevedere per i collaboratori over 55, per i quali la ricerca di un lavoro è particolarmente complicata, ha in seguito spiegato la ticinese.
Svizzeri ingannati
"I rischi eccessivi presi dai vertici di Credit Suisse" hanno messo la banca spalle al muro, ha accusato il capoeconomista dell'Unione sindacale svizzera Daniel Lampart. A suo dire, nemmeno Confederazione e Banca nazionale svizzera hanno la coscienza pulita e sono colpevoli di aver gettato fumo negli occhi ai cittadini, sostenendo di aver ridotto i problemi degli istituti di rilevanza sistemica rispetto ai tempi dello sfiorato collasso di Ubs nel 2008. La dichiarazione dell'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari secondo cui il meccanismo ‘too big to fail’ non può entrare in gioco in una ‘crisi di fiducia’ lascia sbalorditi, ha detto ancora Lampart. Bisogna evitare che quanto successo ricapiti, afferma insomma il sindacato.
Secondo l'Unione sindacale svizzera, le autorità devono adottare misure preventive, un aspetto finora criminalmente sottovalutato, per garantire che le banche dispongano di liquidità e riserve di capitale proprio sufficienti a sopportare le perdite. Inoltre, vanno imposti limiti ai rischi che si possono prendere e va abolito il sistema retributivo che si basa sui bonus. E, contrariamente a quanto avvenuto nel recente passato con manager dalla scarsa esperienza nel settore, solo chi ha le qualifiche necessarie dovrebbe poter assumere ruoli dirigenziali.
Berna ha concesso a Ubs una garanzia di 9 miliardi di franchi, somma che equivale a circa 1'000 franchi per svizzero, ha ricordato Lampart. Un atteggiamento, fa notare, che la consigliera federale e ministra delle Finanze Karin Keller-Sutter faticherà a giustificare in tempi in cui la Confederazione risparmia sull'Avs, riduce le rendite del secondo pilastro e in cui i premi di cassa malati sono in costante aumento. Il tutto perché le autorità non hanno tenuto abbastanza al guinzaglio Credit Suisse e le grandi banche, ha concluso l'esperto.
Il 2022 sorride alle casse della Città di Zurigo
Dal rosso preventivato a un attivo di 297 milioni di franchi

Bienne, 21 Marzo 2023 - La Città di Zurigo ha chiuso il 2022 con 297 milioni di franchi di maggiori entrate, a fronte di spese complessive per 9,964 miliardi. Il risultato supera di oltre 600 milioni il preventivo, il quale pronosticava un disavanzo delle stesse dimensioni. Per giustificare l'ottavo risultato positivo di fila, il Dicastero delle finanze di Zurigo cita in particolare in una nota l'andamento positivo del gettito fiscale, che ha permesso di incassare 245 milioni in più del previsto.
Per gli anni dal 2023 al 2026, il piano finanziario prevede un deficit. Forti di un capitale proprio che l'anno scorso ha superato i 2 miliardi di franchi e di un indebitamento in calo, la Città sarà in grado di superare, se necessario, diversi anni difficili. Un'assicurazione che alla luce delle possibili conseguenze della fine di Credit Suisse assume un nuovo significato.
"Fattoria degli orrori", 8 mesi all'allevatore

Protagonista del più increscioso caso di maltrattamento animale in Svizzera, il titolare dell'azienda agricola di Hefenhofen è stato assolto da numerosi capi d'accusa
Bienne, 21 Marzo 2023 - Otto mesi con la condizionale è la pena prevista per l’ex-allevatore di Hefenhofen, protagonista di uno dei più eclatanti casi di maltrattamento animale verificatosi in Svizzera. Il tribunale distrettuale di Arbon, nel Canton Turgovia, ha assolto il principale imputato da numerosi capi d’accusa. Nella sentenza di martedì, il tribunale turgoviese non ha seguito la richiesta dell’accusa di sei anni e quattro mesi di carcere nei confronti del contadino 54enne. La difesa aveva chiesto l’assoluzione del principale imputato, denunciando diversi vizi di forma durante il procedimento penale.
L’azienda agricola, di cui l’imputato era il titolare, è stata coinvolta in un clamoroso scandalo di maltrattamento animale scoppiato nell’agosto 2017. Il quotidiano Blick per primo aveva portato agli onori della cronaca l’increscioso caso, pubblicando foto di animali lasciati morire di fame o platealmente trascurati. La fattoria è stata chiusa nell’agosto 2017. Oltre ai casi di negligenza segnalati dalla testata, gli inquirenti hanno dimostrato un commercio illegale di maialini con problemi di salute. A questo riguardo: coinvolti due macellai che, eludendo i controlli veterinari, ingrassavano il bestiame per poi rivenderlo. L’ex fidanzata dell’agricoltore ha ricevuto una sospensione della pena per il reato di sequestro di animali. Sono stati invece assolti tre co-accusati, tra cui i due macelli.
Passa dai commenti dei lettori dei media il razzismo online

È da questo settore che è arrivato circa un quarto delle segnalazioni di ‘hate speech’ (incitamento all'odio): 59 su 163 complessive
Bienne, 21 Marzo 2023 - Durante il primo bilancio della piattaforma di segnalazione dei discorsi d'odio online tracciato dalla Commissione federale contro il razzismo sono stati conteggiati 163 contenuti razzisti in un anno di attività del progetto, di cui un quarto di rilevanza penale. A essere vessati dal cosiddetto ‘hate speech’ sono soprattutto i neri, ma la xenofobia, che caratterizza la maggior parte delle espressioni razziste rilevate, colpisce anche altre etnie e gruppi. I canali prediletti degli offensori sono i social media, specialmente Facebook.
I contenuti xenofobi ‘generici’ (senza riferimenti a gruppi di persone specifici) sono quelli segnalati con maggiore frequenza (39, ossia circa un quarto del totale) e sono seguiti da quelli contro i neri (38). I casi di antisemitismo sono stati 23 e quelli ai danni dei richiedenti d'asilo e dei rifugiati 21. Ai primi posti della classifica dei canali più utilizzati per diffondere i messaggi d'odio troviamo la sezione dei commenti dei lettori su media online (59 episodi), seguita dai social network Facebook (41) e Twitter (23). Nessuna segnalazione ha riguardato invece Instagram, YouTube e TikTok.
La piattaforma online reperibile al sito www.reportonlineracism.ch è attiva dal 30 novembre 2021: l'obiettivo del sito è quello di permettere agli utenti di segnalare i discorsi d'odio senza dover prenotare una consulenza, che viene offerta su richiesta dalla Commissione federale contro il razzismo. La Commissione si occupa inoltre di sporgere denuncia quando le espressioni d'odio avvengono in Svizzera, in virtù dell'articolo 261bis del Codice penale.
"Vergogna", "Scandalo", su Credit Suisse la stampa è impietosa

I media di tutta la Confederazione non risparmiano forti critiche alla vicenda del crollo e dell’acquisizione del gruppo bancario da parte di Ubs
Bienne, 20 Marzo 2023 - "L’acquisizione della vergogna", "scandalo storico", "giornata disastrosa": questa mattina la stampa non le ha mandate a dire riguardo all’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. La fusione non sarà senza conseguenze per la piazza finanziaria elvetica che, dopo troppi errori, subisce un duro colpo al proprio orgoglio, stimano i giornali. Fra i quotidiani ticinesi, il Corriere del Ticino sottolinea che ancora una volta, come in un sequel di un film già visto quindici anni fa, l’intervento decisivo è quello della mano pubblica. Nell’editoriale, Credit Suisse viene descritto come un "rottame radioattivo" che avrebbe potuto causare danni ancora peggiori se lasciato alle intemperie del mercato.
La Regione, dal canto suo, cita Fabio Concato e parla di "domenica bestiale". Il quotidiano evidenzia come la stessa banca che finanziò opere ciclopiche, tra le quali la galleria del San Gottardo, un secolo e mezzo dopo si è rovinata trafficando con gestori di hedge found. Dubbi vengono poi sollevati sul fatto che una tale situazione - nonostante tutte le garanzie del caso - non si ripeta. "È uno spreco sociale, economico e una vergogna politica per dei dirigenti troppo lenti ad agire", scrive nel suo editoriale il capo della rubrica economica di Tribune de Genève e 24 Heures, Pierre Veya. Le autorità ci hanno messo troppo, a suo dire, a capire che "gli squali del mondo anglosassone" avrebbero imposto soluzioni radicali.
Troppi errori, tergiversazioni, mezze verità e goffaggine hanno avuto la meglio su un istituto leggendario, che ha perso la sola qualità non negoziabile per una banca: la fiducia, ha proseguito. Risultato: la Svizzera si ritrova oggi più piccola e torna a una sorta di normalità bancaria. "Non è la fine della storia, relativizziamo, ma uno schiaffo al suo orgoglio". Secondo Le Temps le autorità, ebbre di fiducia, non hanno dato seguito alle domande di estrazione della parte svizzera dell’attività, chiesta anche dagli azionisti. "L’attendismo" del quale hanno dato prova le autorità ha infine affossato Credit Suisse che "decisamente" non avrebbe dovuto cadere, deplora il quotidiano.
UBS e mercati soli vincitori
"La Svizzera ha dormito ben troppo a lungo mentre Credit Suisse scivolava occhi aperti verso la rovina", rincara la dose il Blick. Il quotidiano si sorprende che le autorità, ma anche le altre banche, non abbiano reagito prima, forzando i protagonisti di questa débâcle a inventarsi una soluzione d’emergenza. Per le testate di lingua tedesca del gruppo Tamedia si tratta semplicemente di uno "scandalo storico". Confederazione, Finma e BNS si sono fatti schiacciare i piedi da UBS. Quest’ultima raccoglie tutti i benefici mentre clienti e collaboratori pagano il prezzo, si legge. Le misure prese dalla Confederazione gravano poi con un rischio di 9 miliardi sulle spalle dei contribuenti.
Bisogna attendersi "effetti collaterali", conferma la Neue Zürcher Zeitung (NZZ), che descrive un giorno nero per la piazza finanziaria elvetica e i suoi numerosi impiegati. "La Svizzera si è certamente sbarazzata di una banca zombie - prosegue il giornale - ma si risveglia oggi con una banca mostro". Mostro perché il bilancio totale di UBS è ormai quasi due volte più importante delle prestazioni economiche raggiunte in Svizzera.
Ubs acquista Credit Suisse per 3 miliardi di franchi

L'integrazione fra Credit Suisse e Ubs "rafforza la Svizzera come centro finanziario globale"
Bienne, 19 Marzo 2023 - Con un'operazione architettata dalla Banca centrale svizzera, con il coinvolgimento della autorità europee e americane, i due colossi convolano a nozze in un storico accordo per cercare di disinnescare la crisi in atto nel sistema bancario, con una corsa nel fine settimana per risolvere il caso prima della riapertura dei mercati. Nell'annunciare l'accordo - il maggiore fra due banche dalla crisi del 2008 raggiunto al termine di un fine settimana convulso di trattative senza sosta - le autorità svizzere si affrettano a precisare che l'operazione "non è un salvataggio ma è una soluzione commerciale", la "migliore per riportare fiducia".
Le nozze, spiegano da Berna, infatti "assicurano la stabilità finanziaria" e tutelano "l'economia svizzera in questa situazione eccezionale".
Ubs otterrà fino a 100 miliardi di franchi svizzeri di liquidità dalla Banca centrale svizzera, oltre a garanzie per 9 miliardi dal governo svizzero per far fronte a eventuali perdite di Credit Suisse.
Per Ubs si tratta di 'rassicurazioni' importanti visto che, per come è stato strutturato l'accordo non ha alcuna possibilità di fare un passo indietro, neanche a fronte di un'eventuale opposizione dell'antitrust. "La stabilità finanziaria è più importanti dell'antitrust nelle crisi", tagliano corto dalla Finma, l'autorità di regolamentazione dei mercati. L'intesa avrà un impatto sull'occupazione, con 10.000 posti che secondo indiscrezioni saranno tagliati. Con Ubs che punta a un taglio dei costi per 8 miliardi. Ubs, in particolare, si impegna a ridimensionare la banca di investimento di Credit Suisse, che è stata una dei maggiori ostacoli da superare per il raggiungimento di un accordo, e a ottenere il prima possibile tutte le autorizzazioni per le nozze che, comunque, non saranno sottoposte al voto degli azionisti. Per Credit Suisse l'intesa segna la fine di 167 anni di storia e spazza praticamente via 16 miliardi di franchi svizzeri di bond AT1, che sono stati "completamente svalutati". Le banche centrali mondiali plaudono all'intesa.
"La rapida azione e le decisioni prese dalle autorita' svizzere" per risolvere il caso di Credit Suisse "sono determinanti per ripristinare condizioni di mercato ordinate ed assicurare la stabilita' finanziaria", afferma il presidente della Bce Christine Lagarde, che sottolineqa come le banche dell-Eurozona abbiano una posizione solida e come comunque la Bce sia pronta a sostenere il siostema se necessario. Lodi alla rapidità di Berna arrivano anche dalle Bank of England. Plaudono il Tesoro americano e la Fed che, in una nota congiunta, mettono anche in evidenza come il capitale e la liquidità delle banche statunitensi sono solidi.
Le autorità a stelle e strisce continuano a lavorare anche per un soluzione su Silicon Valley Bank e Signature Bank, i due istituti falliti la scorsa settimana. Secondo indiscrezioni la Fdic, l'agenzia federale di assicurazione sui depositi, per Svb intende procedere allo spezzatino visto che non è riuscita a trovare un acquirente adatto ad rilevare il 100% della banca. Per Signature ci sarebbe invece l'interesse di New York Community Bancorp.
Pd, Bonaccini a Schlein: o si tratta o pronti alla conta

Martedì voto su capigruppo, resta il muro contro muro. Bonaccini e Schlein. Nella partita a scacchi sulla quadra del Pd, Elly Schlein e Stefano Bonaccini sono gli sfidanti che preparano le mosse. E anche le contromosse.
Bienne, 25 Marzo 2023 - La prima spetta al presidente: oggi riunisce in streaming i parlamentari che lo hanno sostenuto al congresso. Il principale nodo da sciogliere è quello dei capigruppo. Bonaccini e i suoi non digeriscono la strategia della segretaria: "E' inaccettabile - dicono - che li voglia entrambi e per giunta si presenti con due nomi secchi", Francesco Boccia al Senato e Chiara Braga alla Camera, "senza trattativa: prendere o lasciare". Se questo è l'atteggiamento, dirà Bonaccini, la gestione unitaria non ci può essere: martedì, quindi, quando senatori e deputati dovranno eleggere i capigruppo, si andrà alla conta.
E in quel caso, ricordano i sostenitori del governatore, Schlein dovrà fare i conti col fatto che al congresso la maggioranza dei parlamentari stava con Bonaccini. La rottura avrebbe conseguenze anche sulla segreteria, con la scelta dell'area Bonaccini di non entrare nella squadra di Schlein. Se invece il confronto venisse aperto, il ventaglio degli esiti possibili è ampio: ma il punto di partenza resta la richiesta del governatore di un capogruppo espressione della sua squadra. In giornata, in Transatlantico c'è anche chi ha ventilato la possibilità di lasciare i capigruppo a Schlein, ma con una trattativa sui nomi.
Una mini apertura che col proseguo delle ore ha perso consistenza. La riunione servirà anche a mettere sul tavolo - e a cercare di lenire - i mal di pancia che da qualche giorno si stanno manifestando all'interno dell'area di Bonaccini. Una parte dei suoi sostenitori ha sollevato critiche non solo nei confronti del modo con cui Schlein sta procedendo sui capigruppo, ma anche sull'atteggiamento - giudicato non abbastanza deciso - con cui lo stesso Bonaccini ha portato avanti le trattative.
La segretaria è reduce dal viaggio a Bruxelles, dove ha incontrato i vertici dei partiti socialisti europei: "Si è registrata una gigantesca apertura di credito verso Elly Schlein e verso il Pd - ha riconosciuto la vicepresidente del parlamento europeo Pina Picierno (Pd), che ha corso in tandem con Bonaccini al congresso -. Si tratta di un fatto non banale, che dimostra come il Pd sia al centro dello scenario europeo". Lunedì Schlein riunirà deputati e senatori per il primo confronto con loro da segretaria, alla vigilia del voto sui capigruppo. "Il suo è un atteggiamento inclusivo - spiegava un parlamentare vicino alla segretaria - di disponibilità a discutere di tutto. Immagino che la segretaria farà le sue proposte e terrà conto di una visione unitaria".
L'impressione, però, è che non intenda fare passi indietro dall'indicazione di Boccia e Braga come capigruppo: la scelta di due fedeli sarebbe funzionale anche a rassicurarla sul massimo allineamento fra la sua azione da segretaria e quella del partito con gli atti in Parlamento. Fra i sostenitori di Schlein, non sembra esserci nemmeno troppa preoccupazione per un eventuale conta sui capigruppo, martedì: i numeri sono in evoluzione, l'esito del congresso - è la riflessione - porta sempre a un fisiologico riequilibrio fra vincitore e sconfitto.
Il valore della pacificazione ancora sconosciuto ad una certa sinistra
di Lorenzo Gioli

L’iniziativa del Comune di Grosseto che si richiama al “gesto” di Almirante e Berlinguer (foto) condannata dai “buoni e giusti” dell’Anpi.
Bienne, 24 Marzo 2023 - Talvolta, sono i piccoli episodi di cronaca relegati nelle pagine interne dei quotidiani locali a fotografare con maggiore chiarezza la realtà circostante, nel nostro caso un Paese lacerato, ferito, sconvolto da profondi cambiamenti.
Cambiamenti a destra e a manca
Da un lato, l’insediamento del primo governo di destra nella storia repubblicana (Alleanza nazionale, antenato di Fratelli d’Italia, aveva già governato con Silvio Berlusconi, ma gli equilibri di forza all’interno della maggioranza erano ribaltati rispetto ad oggi). Dall’altro, l’elezione di Elly Schlein alla guida del principale partito di opposizione con annesso corollario ideologico, distante anni luce da ogni vocazione riformista (ostilità al “liberismo selvaggio”, che come ha recentemente ricordato Andrea Cangini in Italia non è mai esistito, dirigismo in ambito sociale ed economico, amore sfrenato per il “dirittismo” e per l’inclusività in salsa woke).
Il naufragio di Cutro
Insomma, il clima politico è destinato a diventare sempre più polarizzato e polarizzante, alimentando polemiche sterili oltreché discutibili da un punto di vista morale. Si pensi alla tragica vicenda di Cutro, strumentalizzata da alcuni esponenti della sinistra per minare la credibilità del titolare del Viminale Matteo Piantedosi e del ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, dal quale dipende l’autorità marittima (in seguito all’annegamento di oltre 70 migranti, fra cui molti bambini, Giuseppe Provenzano, già ministro per il Sud e la coesione territoriale nel governo Conte II, ha addirittura invocato un’indagine per strage colposa). Accertare eventuali errori e ritardi nella gestione dell’operazione di salvataggio è doveroso. Altra cosa è accusare il governo di aver permesso la morte dei migranti, come alcuni hanno subdolamente suggerito parlando di “strage di Stato”.
La lezione di Almirante e Berlinguer
Ma torniamo alla cronaca. La Giunta comunale di Grosseto, nella persona di Fabrizio Rossi, assessore alla toponomastica, ha avanzato una proposta rivoluzionaria nella sua genuinità: intitolare due ramificazioni della stessa via a Giorgio Almirante, leader del Movimento Sociale Italiano, nato dalle ceneri della Repubblica di Salò, e ad Enrico Berlinguer, segretario generale del Pci dal 1972 al 1984, anno in cui morì per un’emorragia celebrale. Come molti di voi sapranno, al momento dei funerali, Almirante entrò nella camera ardente di Berlinguer per rendere omaggio al suo avversario, un gesto simbolico con cui si concluse la lunga corrispondenza che i due avevano intrattenuto durante gli anni di piombo per arginare gli opposti estremismi, come ha raccontato Antonio Padellaro in un suo libro (“Il gesto di Almirante e Berlinguer”, Paper First, 2019).
Il “comunista Berlinguer” e il “fascista Almirante” contrapposero al fanatismo dei terroristi la ragionevolezza che si richiede a un uomo o a una donna delle istituzioni, chiamati a garantire l’interesse nazionale. Ragionevolezza di cui avremmo bisogno oggi più che mai per stemperare un dibattito così proteso allo scontro e alla tifoseria, come dimostrano le polemiche (surreali) seguite alla proposta della Giunta di Grosseto.
L’indignazione dei “buoni e giusti”
Venerdì scorso, l’Anpi — organizzazione tutt’altro che trasversale — ha lanciato una raccolta firme da allegare a un appello rivolto al prefetto per “non autorizzare l’intitolazione di uno spazio pubblico del capoluogo maremmano a Giorgio Almirante, gerarca fascista recentemente destinatario delle mal riposte attenzioni della Giunta comunale di Grosseto”. La logica, purtroppo, è sempre la stessa: spaccare il Paese in due, attribuendo (o revocando) patenti di legittimità.
Da un lato, “i buoni e i giusti” per dirla con il professor Luigi Curini. Dall’altro, i deplorables, coloro che non meritano rispetto, che possono essere vilipesi a testate e a reti quasi unificate. Ormai è un fatto acclarato: chi non appartiene al pantheon culturale del progressismo viene automaticamente condannato alla damnatio memoriae. Nonostante l’impegno di Almirante a contrastare il terrorismo nero, per tutta la Prima Repubblica l’MSI è rimasto escluso dal cosiddetto arco costituzionale sulla base del pregiudizio (sbagliato) per cui non può esserci “destra” senza violenza e prevaricazione.
La demonizzazione degli elettori
Rispetto agli anni del berlusconismo, una larga fetta della sinistra ha aggiunto un tassello al proprio racconto. Dalla demonizzazione degli avversari politici si è infatti passati alla demonizzazione dei loro elettori, additati come nostalgici del Ventennio, come “la parte peggiore del Paese”. Per confutare questa affermazione, basterebbe aver letto la percentuale di consenso ottenuta da Fratelli d’Italia alle elezioni politiche dello scorso settembre. Se il partito guidato da Giorgia Meloni si fosse rivolto soltanto allo storico elettorato della destra sociale, di certo non avrebbe conquistato la fiducia del 25 per cento dei votanti.
“Pacificazione nazionale” — espressione evocata dalla giunta di Grosseto — non significa equiparare i seguaci di Mussolini a coloro che hanno sacrificato la vita per contrastare un regime oppressivo e illiberale, ma riconoscere la legittimità dell’avversario, derivata dalla vittoria nelle urne. Valore, questo sì, antifascista.
Euro 2024: Italia ko, Inghilterra passa 2-1 al Maradona

Inizia in salita il percorso di qualificazione agli Europei 2024 per l'Italia. L'Inghilterra si impone grazie alle reti di Rice e Kane nella prima frazione di gioco mentre agli uomini di Roberto Mancini serve a poco il gol all'esordio in azzurro dell'italo-argentino Retegui
Bienne, 23 Marzo 2023 - Inizia in salita il percorso di qualificazione agli Europei 2024 per l'Italia, sconfitta nella gara d'esordio del Girone C dall'Inghilterra. Allo stadio Diego Armando Maradona di Napoli finisce 2-1 per la selezione del ct Gareth Southgate (in dieci dall'80' per l'espulsione di Shaw), che s'impone grazie alle reti di Rice e Kane nella prima frazione di gioco, mentre agli uomini di Roberto Mancini serve a poco il gol all'esordio in azzurro dell'italo-argentino Retegui.
Azzurri chiamati quindi subito a reagire a partire da domenica sera, quando sarà in programma la seconda sfida contro Malta. L'avvio degli Azzurri è intenso e fatto di tanta aggressività, ma è solo un piccolo fuoco di paglia. Infatti gli inglesi prendono in mano il comando delle operazioni e al 13' sbloccano la gara: la firma è quella di Rice che, in mischia sugli sviluppi di un corner, realizza da pochi passi l'1-0 ospite. La squadra di Southgate continua a dominare, quella di Mancini non riesce a reagire e a ridosso dell'intervallo è costretta a incassare il raddoppio.
Da un altro corner Di Lorenzo tocca di braccio in area, l'arbitro viene richiamato dal Var all'on field review e assegna il penalty all'Inghilterra: Kane va dagli 11 metri, spiazza Donnarumma e firma il 2-0. Al rientro dagli spogliatoi l'Italia scende in campo con un altro atteggiamento e al 56' si rimette in carreggiata con il gol di Retegui, che riceve da Pellegrini e di destro fulmina Pickford riaccendendo il pubblico del Maradona. La squadra di Mancini continua a premere alla ricerca del pareggio, ma altri grandi occasioni da gol gli Azzurri non ne creano. Nel finale viene espulso Shaw per doppia ammonizione tra le fila inglesi, la nazionale dei Tre Leoni però si difende con le unghie e con i denti mettendosi in tasca un risultato pesante.
Italia a rischio tribalizzazione: pezzi di territorio controllati da immigrati armati
di Umberto Camillo Iacoviello

Da nord a sud, zone, quartieri o intere città sotto il controllo di bande armate di immigrati. Le mafie africane stanno scalzando quelle locali
Bienne, 20 Marzo 2023 - Nell’estate del 2017 la stampa britannica lanciò un allarme sulla tribalizzazione del territorio italiano. Da un articolo del The Times, leggiamo che “gruppi di migranti nigeriani che in un primo momento collaboravano con le mafie per lo sfruttamento della prostituzione e del traffico delle droghe, ora stanno organizzando bande paramilitari per controllare il territorio italiano”. In sostanza, la tribalizzazione consisterebbe nella conquista di zone più o meno vaste dell’Italia da parte di bande armate di immigrati. In questi territori lo Stato non sarebbe più sovrano e i cittadini italiani non sarebbero più al sicuro.
Una no go zone nelle mani dei nigeriani
Questo fenomeno lo conoscono bene i cittadini di Castel Volturno. In questo comune ci sono più immigrati che italiani: i castellani sono 27.838, gli immigrati sono 35 mila, di cui almeno 15 mila irregolari. A riferirlo, meno di due anni fa, fu l’allora ministro dell’interno Lamorgese, che parlava di possibili rimpatri (mai effettuati). Nel libro “L’Italia non è più italiana” (2019) il giornalista Mario Giordano definisce Castel Volturno la “capitale della mafia africana”. Il degrado regna sovrano. All’interno di palazzi devastati, la mafia nigeriana organizza il traffico di droga, lo smercio della refurtiva, i riti di iniziazione della Black Axe (Ascia Nera) che prevede torture e mutilazioni.
Il quartier generale della mafia è l’hotel Boomerang, il posto in cui prima i villeggianti si rilassavano in piscina, ora si presenta fatiscente, mezzo diroccato, con stanze devastate che ospitano drogati. Lo Stato è come se non esistesse.
Prostitute schiavizzate
Le prostitute nigeriane vengono schiavizzate dai mafiosi africani attraverso riti magici. Questo è ciò che è emerso nell’ottobre del 2015 da un rapporto dell’Unione europea: per la tratta delle donne a fini sessuali vengono utilizzati dei riti in cui “si prelevano capelli, peli pubici, peli ascellari, unghie delle mani o dei piedi, e indumenti intimi usati, eventualmente macchiati di sangue mestruale”.
Le sette nigeriane
Nel 2017 in un rapporto della Dia (Direzione investigativa antimafia) è stata certificata la presenza di “organizzazioni criminali nigeriane di matrice cultista, fra le quali emergono la Supreme Eiye Confraternity e la Black Axe Confraternity. Questi gruppi si caratterizzano per la forte componente esoterica, a sfondo voodoo o juju” che prevedono riti con “unghie, capelli e sangue delle vittime”. In realtà, è un fenomeno che ha quasi trent’anni. Nel suo libro Giordano riporta che la prima notizia della presenza della mafia nigeriana in Italia risale al 1995. In questi decenni l’attività criminale degli africani è stata attestata in più occasioni. L’associazione di tipo mafioso è stata riconosciuta dal tribunale di Brescia nel 2009 e l’anno successivo a Torino. Perfino l’ambasciata nigeriana a Roma nel 2011 informò le forze dell’ordine che “le nostre sette sono entrate nel vostro Paese”. L’organizzazione criminale africana è presente in tutta Italia, da nord a sud.
Immigrati armati controllano i boschi
Castel Volturno è solo una delle zone sotto il controllo degli immigrati. Il 7 marzo il programma Fuori dal coro ha mandato in onda un servizio che mostra una situazione analoga nella provincia di Varese. Lì gruppi paramilitari di nordafricani musulmani, immigrati irregolari – perlopiù marocchini – hanno preso il controllo di 50.000 ettari di bosco. Il problema non è solo il degrado e lo spaccio di droga che frutta migliaia di euro al giorno, nella zona sono stati commessi omicidi e torture. Nel bosco si entra con il loro permesso, difendono il territorio con le armi (pistole, fucili, machete, coltelli), utilizzano bunker e accampamenti strategici per controllare la zona. In una parola: tribalizzazione. Nei boschi controllati dai marocchini hanno trovato contenitori di cloro e recentemente i criminali hanno rubato azoto da un maneggio. Cosa fanno con questi prodotti? Esplosivi? Armi chimiche? Gli abitanti del posto sono terrorizzati, un uomo dice “o lo Stato ci dà una mano o dobbiamo difenderci da soli”.
La tribalizzazione è realtà
Da nord a sud, dunque, esistono già zone, quartieri o addirittura intere città sotto il controllo degli immigrati africani. Magrebini musulmani e subsahariani che praticano riti voodoo e arruolano nuovi membri che sbarcano quasi quotidianamente in Italia. Reclute potenzialmente infinite. Questo è un aspetto dell’immigrazione di cui si parla poco. Le mafie africane stanno scalzando le mafie locali, arruolano e addestrano, come se si stessero preparando alla guerriglia urbana. Fantapolitica? No, in Francia ci sono già state rivolte organizzate da gruppi paramilitari africani.
Il governo deve intervenire prima che sia troppo tardi. Interrompere tutti i flussi migratori e ripristinare l’ordine nelle zone controllate dagli immigrati. In Francia da tempo si parla di guerra razziale e perfino il presidente Emmanuel Macron, non proprio un estremista di destra, è preoccupato per quello che viene chiamato “separatismo islamico”. La società multietnica non è il paradiso petaloso che vogliono farci credere i progressisti, l’immigrazione può portarci la guerra direttamente sotto casa

Nessuno si chiede perché siamo stati costretti a partire?
Italiani nel Mondo-Regioni-Associazioni
L'appalto ha un valore di 308 milioni di euro
Fs: aggiudicati da Rfi a Icm lavori linea Ferrandina-Matera

Stazione di Matera-Martella
Bienne, 24 Marzo 2023 - Rete Ferroviaria Italiana, società capofila del Polo Infrastrutture del Gruppo Fs Italiane, ha aggiudicato i lavori per la progettazione esecutiva e la realizzazione della nuova linea Ferrandina - Matera La Martella all'impresa ICM con progettisti Proger, Rocksoil e Ingegneria del Territorio. L'appalto ha un valore di 308 milioni di euro, finanziati anche con i fondi del Pnrr. L'avvio dei lavori è previsto entro la fine dell'anno e l'attivazione entro il 2026.
La nuova linea permetterà di collegare la città di Matera all'infrastruttura ferroviaria nazionale attraverso una linea elettrificata di 20 chilometri a binario unico. La stazione di Matera La Martella sarà servita sia da un collegamento diretto con la stazione di Ferrandina, sia da un collegamento verso Nord attraverso la nuova bretella di collegamento con la linea Battipaglia - Potenza - Metaponto. Il progetto consentirà inoltre di istituire collegamenti ferroviari di lunga percorrenza tra Matera e il sistema AV e di "potenziare" l'offerta di trasporto pubblico locale sul territorio in termini di frequenza e qualità. La Ferrandina - Matera è un'opera affidata a un Commissario Straordinario di Governo, nella persona di Vera Fiorani, Amministratrice Delegata e Direttrice Generale di Rfi.
Festival delle Spartenze, ultimo atto a Winterthur
Bienne, 24 Marzo 2023 - Venerdi 24 e sabato 25 marzo dopo una lunga preparazione, si conclude a Winterthur il festival delle Spartenze, “Migrazioni e Cultura verso l’anno del turismo delle Radici”. Dopo l’iniziativa con i giovani studenti del Liceo Galileo in mattinata prima e nella sede del Consiglio Provinciale poi, il 24 gennaio 2023 si è tenuta a Potenza la prima parte di questa importante iniziativa. Il secondo appuntamento si è tenuto a Viggianello (PZ) sabato 11 marzo 2023. Mentre venerdi 24 e sabato 25 marzo 2023 come anticipato, è invece la volta di Winterthur.
Iniziativa voluta e ideata dal Prof. Giuseppe Sommario “Direttore del Festival delle Spartenze. Dal Dottor Luigi Scaglione Presidente Centro Studi Internazionali Lucani nel mondo é l’apporto logistico dell’Associazione Regionale Famiglia Lucana di Winterthur e della Federazione delle Associazioni Lucane in Svizzera sotto lecità del Presidente Ticchio Giuseppe. Parteciperanno a questa singolare iniziativa, come da locandina, le Autorità Regionali di Basilicata, Autorità Consolari, Istituto Italiano di Cultura, CGIE, Parlamentari. Nonché, in collegamento online la Dott.ssa Licata Delfino della Fondazione Migrantes.
A seguire in occasione dal centenario dalla nascita di Rocco Scotellato il “Contadino Sindaco e Poeta Lucano”, i presenti saranno deliziati dalla lettura di versi scritti proprio da Rocco Scotellaro a cura dell’Attore Lucano “Ulderico Pesce. La presente iniziativa é previsto sabato 25 marzo preso il Centro Parrocchiale San Francesco di Winterthur. Per la trasferta di Winterthur una certa attenzione è riservata ai giovani del Liceo Galileo di Potenza, che incontreranno i giovani Italiani di Winterthur, per un’importante scambio di esperienza di due mondo diversi, quello dei giovani nati e cresciuti in Italia e i giovani Italiani nati e cresciuti in Svizzera.
Il Convegno non a caso “Il Festival delle Spartenza” vuole mettere a confronto una condivisione, che se non coltivata per tempo si rischia un’enorme divario tra queste due realtà é potrebbe allargarsi a sproposito. Per far si che la distanza tra le due realtà, chi vive all’estero e chi vive in Italia, non si amplifica ancora di piu`, con la presente iniziativa é nostro compito avvicinarle, perché i corpi non sono distinti, ma contigui tra di loro. Per ora é un’esperienza unica, ma si spera che questa esperienza nel tempo possa crescere sempre di piu`.
Questo anche in risposta a chi, si riempia la bocca di voler dare spazio ai giovani, ma in realtà fa poco o niente per concederlo. C’è chi invece nell’ombra lavora e lo produce. Un altro aspetto importante è dato dal fatto che, queste iniziative sul turismo di ritorno (anno 2023) turismo delle radici (anno 2024) messo in campo a livello nazionale ha l’obiettivo di conoscere e farsi conoscere anche e soprattutto all’estero. In questo contesto é in questa programmazione è emerso un’aspetto non di poco conto, quello di rivolgerci ai Comuni della Basilicata, in questo caso, ma ovviamente a tutti i Comuni d’Italia, affinché ogni Comune possa presentarsi all’esterno dei propri confini regionali e nazionali.
Iniziativa messa in campo dalla Comunità Lucana in Svizzera e dal settimanale l’Eco, scritto e stampato in Svizzera. L’iniziativa consiste nell’aver fatto arrivare a tutti i Comuni della Basilicata attraverso la struttura Anci di Basilicata il messaggio di pubblicare proprio sul settimanale de’ l’Eco la storia e le bellezze dei propri territori per attirare l’attenzione verso un turismo di ritorno prima, ma proiettarlo a un turismo delle radici dopo. Visto che, il turismo delle radici non durerà soltanto per l’anno 2024, bensi anche in futuro, il momento è propizio per aprirsi al mondo. Le istituzioni regionali e comunali della Basilicata e dell’Italia intera sapranno raccogliere la presente sfida per un ritorno d’immagine, ma anche per un ritorno economico per le proprie realtà territoriali.
Il tempo è galantuomo, come sempre ci riserva la verità. Noi come Comunità Lucana in Svizzera ci crediamo e lo proponiamo. Perché la presente idea prende piede, mettiamo a disposizione le nostre strutture Associative. Chi vorrà usufruirne di questo sostegno logistico, per noi sarete tutti i benvenuti. L’iniziativa come anticipato già fatto a Potenza e Viggianello, ora a Winterthur desidera evidenziare un’esempio plastico, come contribuire come Associazionismo Regionale al futuro dei Comuni, della Regione e dell’Italia tutta. Per realizzare il presente e ambizioso progetto, lo dovete volere anche voi Istituzioni di ogni ordine e grado.
Giuseppe Ticchio, presidente Federazione lucana in Svizzera
Presentazione, confronto e prospettive
Il Comites di Zurigo incontra le associazioni italiane

L’ex Suor Cristina ha trovato la direzione della felicità
Bienne, 22 Marzo 2023 - L’ex Suor Cristina ha trovato la direzione della felicità. E’ uscito il 17 marzo “La felicità è una direzione”, il primo nuovo brano di Cristina Scuccia, la vincitrice di “The Voice of Italy” 2014, che da poco ha intrapreso un nuovo percorso dopo aver lasciato la vita consacrata, continuando però a pensare alla musica. “A un certo punto del mio cammino scorgevo solo un bivio: dentro o fuori” scrive l’ex suora sulla sua pagina Instagram. “Oggi, con l’aiuto di tante persone, ho imparato a visualizzare una direzione tutta da scoprire, ricca di colori e di meravigliosi suoni. È stupendo tornare in studio!” racconta ancora Scuccia che, secondo i rumors, è in partenza per l’Honduras per diventare una nuova concorrente del reality di Canale 5 “L’Isola dei Famosi”, al via il 17 aprile.
“La felicità è una direzione” è una canzone dalle atmosfere gioiose e concilianti che invita a prendere in mano la propria vita per stare bene. Un canto di libertà che incoraggia a seguire il proprio cuore senza aver paura di percorrere strade diverse perché queste a volte possono portare a scoprire una nuova felicità. Prodotto da Elvezio Fortunato e Vanni Antonicelli (pubblicato da Mu’s Anatomy e distribuito da Ada Music), il brano è già disponibile sulle piattaforme streaming e in digital download e sarà in radio dal 24 marzo.
Chi è Cristina Scuccia
Nata nel 1988 in provincia di Ragusa, ha emozionato e sbalordito il pubblico fin dall’audizione per il talent show “The Voice of Italy” presentando la cover di “No One” di Alicia Keys e ottenendo con il video dell’esibizione più di 90 milioni di visualizzazioni su YouTube in una settimana. Nel corso dell’edizione del programma – che l’ha vista trionfare – ha duettato con artisti del calibro di Ricky Martin e Kylie Minogue. Anticipato dalla cover di “Like a Virgin” di Madonna, a dicembre 2014 esce il suo primo album “Sister Cristina” (Universal Music Italia). L’anno seguente è nel cast di “Sister Act”, il musical diretto da Saverio Marconi che la vede vestire i panni di Suor Maria Roberta, mentre nel 2016 è tra i protagonisti di “Titanic – Il Musical”. Sempre nel 2016 partecipa alla Giornata mondiale della Gioventù in Polonia dove si esibisce davanti a più di 2 milioni di persone, sale sul palco dello stadio di Wroclaw a Breslavia (Polonia) per il concerto “Singing Europe” ed è nel cast del concerto di Natale al Lincoln Center di New York, evento benefico della diocesi di Brooklyn a sostegno del progetto Futures in Education.
Insieme al cantante svizzero Patric Scott nel 2018 realizza una cover di “Hallelujah” di Leonard Cohen. Nello stesso anno pubblica il singolo “Felice”, che anticipa il suo secondo album dal titolo omonimo e che presenta dal vivo in occasione del JoyFest 2018 – Eucharist Seminars Festival a Giacarta. Sono più di 200mila i giovani che hanno assistito al suo concerto in Brasile in occasione dell’Halleluya Festival 2018. A giugno 2019 sale sul palco del Congresso Internazionale Eucaristico ForrásPont a Budapest, mentre ad agosto 2021 partecipa al Festiwal Muzyki Chrześcijańskiej Jasna Góra a Częstochowa (Polonia).
La sua voce arriva fino all’estero, dove viene ospitata in diverse trasmissioni televisive per parlare della sua profonda fede e della forte passione per la musica come “The Voice” e “Le Grand Show de Calogero” in Francia, “Helene Fisher Show” in Germania e “Today Show” negli Stati Uniti. Nel 2019 è tra i concorrenti del talent show americano “The World’s Best” in onda sulla Cbs e della 14esima edizione di “Ballando con le stelle” in onda su Raiuno. Fino a poco fa, la sua passione per la musica si conciliava con la vita consacrata. Poi a novembre scorso, in un’intervista a “Verissimo” ha annunciato di aver abbandonato i voti e l’abito
Festa del papà, un ruolo che cambia, più affettuoso ma troppo egocentrico


I papà si festeggiano il 19 marzo, nel giorno dedicato a San Giuseppe, sposo di Maria, l’uomo che crebbe Gesù
Bienne, 19 Marzo 2023 - Tra i primi a festeggiare San Giuseppe i monaci benedettini nel 1030 per una ricorrenza che ha forti radici cattoliche e che oggi ha assunto soprattutto una grande valenza commerciale, quasi pari a quella della festa della mamma e degli innamorati. La corsa al dolce tipico (bignè o zeppole di San Giuseppe in testa), al pensierino ‘fai da te’ per i bimbi più piccoli, al regalo anche molto costoso per molti ragazzi, è cominciata e i trend vedono una esplosione di regali per attività ludiche, sportive, di cucina e di gaming, da fare insieme ai figli.
La ricorrenza è però anche l'occasione per ripensare al ruolo paterno oggi specie rispetto ai figli maschi. "Passare più tempo con i figli standoli ad ascoltare dovrebbe essere il regalo che i padri ricambiano, e non solo in occasione della festa del 19 marzo, - spiega all’ANSA Matteo Lancini, psicologo, psicoterapeuta e presidente della fondazione Minotauro. - Oltre agli auguri, i padri dovrebbero riflettere sul loro ruolo paterno che, ad oggi, ha diverse carenze. Seppure più affettuoso e presente di una volta il papà è soprattutto concentrato su sé stesso e sulla relazione di coppia piuttosto che sui suoi figli”. “Sulla funzione paterna si interrogano tutti e nessuno la sa delineare con certezza ancora oggi, - precisa Lancini.
E ciò vale anche quando nelle famiglie ci sono due madri o due padri. Io penso che una delle funzioni centrali del ruolo paterno sia oggi più che mai quello di testimoniare che il fallimento e gli inciampi dei figli fanno parte del processo di crescita e che, nella società iper-competitiva e iper-prestativa, questo dovrebbe rappresentare un modo di stare vicino ai propri figli. In che modo? Evitando di parlare solo di sé. L'errore comune dei papà è ricordare al proprio figlio in crisi quanto invece lui in passato abbia reagito e superato le difficoltà. Che i papà abbandonino il proprio ego e si concentrino sui loro figli e sulla loro storia, standogli accanto. Bambini e ragazzi invece crescono con il motto paterno ‘sii te stesso a modo mio’ in cui manca la capacità di raggiungere il bambino o l’adolescente dove è davvero, nella sua unicità e non nella ricerca di ricette standard dove i genitori vogliono figli migliori, performanti, tutti uguali.
I papà devono avere più in mente che il patto che davvero hanno stilato ‘per sempre’ è con i figli e non con la coppia". Un patto che la festa imminente può ricordare a tutti diventando una occasione di vicinanza e di dialogo-ascolto. "Paradossalmente in passato esisteva un’idea di ‘ereditarietà’, ovvero trasmettere ai figli lasciando loro qualcosa, oggi – conclude l’esperto, - anche simbolicamente i papà non lasciano nulla ai ragazzi, al contrario levano ciò che gli appartiene, ad esempio erodendo il pianeta. Mettere al mondo i figli è ascoltarli, accompagnarli anche ad accettare i fallimenti garantendogli un po’ di futuro”.
Via i brani italiani dalle piattaforme
Meta non rinnova l'accordo con la Siae

Bienne, 16 Marzo 2023 - "Purtroppo non siamo riusciti a rinnovare il nostro accordo di licenza con Siae", lo comunica un portavoce di Meta. "La tutela dei diritti d'autore di compositori e artisti è per noi una priorità e per questo motivo da oggi avvieremo la procedura per rimuovere i brani del repertorio Siae nella nostra libreria musicale.Crediamo che sia un valore per l'intera industria musicale permettere alle persone di condividere e connettersi sulle nostre piattaforme utilizzando la musica che amano. Abbiamo accordi di licenza in oltre 150 paesi nel mondo, continueremo a impegnarci per raggiungere un accordo con Siae che soddisfi tutte le parti".
''La decisione unilaterale di Meta lascia sconcertati gli autori ed editori italiani''. Lo spiega Siae in una nota. ''A Siae viene richiesto di accettare una proposta unilaterale di Meta prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell'effettivo valore del repertorio. Tale posizione, unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright per la quale gli autori e gli editori di tutta Europa si sono fortemente battuti''.
''Colpisce questa decisione - continua Siae -, considerata la negoziazione in corso, e comunque la piena disponibilità di Siae a sottoscrivere a condizioni trasparenti la licenza per il corretto utilizzo dei contenuti tutelati. Tale apertura è dimostrata dal fatto che Siae ha continuato a cercare un accordo con Meta in buona fede, nonostante la piattaforma sia priva di una licenza a partire dal 1 gennaio 2023. Siae non accetterà imposizioni da un soggetto che sfrutta la sua posizione di forza per ottenere risparmi a danno dell'industria creativa italiana.
La risposta di Mogol
"Queste piattaforme guadagnano miliardi e sono restie a pagare qualcosa. Gli autori vivono grazie ai diritti d'autore e la nostra è una battaglia giusta che facciamo di difesa degli autori". Così il presidente della Siae Mogol, a margine della presentazione dell'album Capolavori nascosti, risponde alla decisione del colosso dei social Meta di rimuovere i brani del repertorio Siae dalla libreria musicale per il mancato rinnovo dell'accordo di licenza con Siae. "E' una battaglia sacra - ribadisce Mogol -, che abbiamo portato anche in Parlamento, ma da 7-8 mesi è tutto fermo ai decreti attuativi: se la situazione non si sblocca è una battaglia che abbiamo perso". "La stessa minaccia di Meta - sottolinea Mario Lavezzi - l'aveva fatta tempo fa anche Google: poi l'accordo è stato trovato".
"Queste piattaforme guadagnano miliardi e sono restie a pagare qualcosa. Gli autori vivono grazie ai diritti d'autore e la nostra è una battaglia giusta che facciamo di difesa degli autori". Così il presidente della Siae Mogol, a margine della presentazione dell'album Capolavori nascosti, risponde alla decisione del colosso dei social Meta di rimuovere i brani del repertorio Siae dalla libreria musicale per il mancato rinnovo dell'accordo di licenza con Siae. "E' una battaglia sacra - ribadisce Mogol -, che abbiamo portato anche in Parlamento, ma da 7-8 mesi è tutto fermo ai decreti attuativi: se la situazione non si sblocca è una battaglia che abbiamo perso". "La stessa minaccia di Meta - sottolinea Mario Lavezzi - l'aveva fatta tempo fa anche Google: poi l'accordo è stato trovato".

Il Mondo nelle nostre mani
Dieci cose che non sapete sul gelato

Il 24 marzo si celebra la Giornata europea del gelato artigianale. Un'eccellenza tutta italiana che fa registrare al nostro Paese un fatturato di 2,7 miliardi
Bienne, 23 Marzo 2023 - Cioccolato e crema o vipera e birra? Sono oltre 600 i gusti di gelato artigianale in commercio, dai più comuni alle sperimentazioni più discutibili e costose. A prova di ogni palato e portafogli. L’importante è celebrare domani la Giornata europea del gelato artigianale. Un'eccellenza tutta italiana che fa registrare al nostro Paese un fatturato di 2,7 miliardi. Ecco 10 curiosità che forse non sapete sul gelato:
- 1 Il gusto dell’anno è l’Apfelstrudel, ovvero lo strudel di mele. Un omaggio dell’Austria al suo dolce tradizionale
- 2 Le sue origini si collegano all0attività dell’italiano Francesco Procopio dei Coltelli che, nel 1686 a Parigi, aprì la prima gelateria. Un primato passato, nel 1903, nelle mani del gelataio Italo Marchioni, italiano residente a New York, al quale si deve la creazione delle prime cialde.
- 3 Nel 2021 gli italiani hanno consumato circa 2,8 kg di gelato a testa (dati Osservatorio Sigep)
- 4 Se si volesse provare a quantificare i gusti in commercio, il numero si attesterebbe sui 600: cifra a doppio zero secondo Confartigianato, con una predominanza di cioccolato, nocciola, limone e fragola.
- 5 L’arte dei mastri gelatieri si è affinata al punto da creare gusti sempre più bizzarri destinati ai palati di adulti che vogliono osare. Ecco allora il gelato al nero di seppia e calamari o quello al wasabi. Dall’America arriva ‘l’ice cream’ al prosciutto e quello alla birra. Mentre per i più temerari c’è addirittura quello alla vipera.
- 6 - Chi non vuole rinunciare all’aperitivo nemmeno in gelateria può prendere invece un cono allo Spritz o al Negroni. Alla carta dei vini si ispirano invece il gelato al Prosecco o al Moscato di Scanzo.
- 7 – Al gelato ‘creativo’ non rinunciano nemmeno i cuochi stellati. Davide Oldani, patron del ristorante D’O a Cornaredo (Milano), accompagna la cipolla caramellata al gelato di grana padano. Corrado Assenza, tra i più prestigiosi pasticceri italiani, è l’autore della granita di mandorle sormontata da peperoncino candito, con l’ostrica sul fondo. Menzione a parte merita il “Gelato al cavolo viola fermentato” di Moreno Cedroni, 2 stelle Michelin nel 2006 per la Madonnina del Pescatore a Senigallia.
- 8 – La storica azienda Gelati Pepino 1884 è la prima a entrare nel Metaverso
- 9 - Il gelato è per tutti…e per tutte le tasche. Tra i record di questa eccellenza italiano c’è anche quella di aver raggiunto il prezzo stellare di 817 dollari. A tanto ammonta il Black Diamond realizzato dallo Scoopi Cafe di Dubai. Il dolce è infatti impreziosito da una cascata di scaglie d’oro a 23 carati commestibili, su una base di vaniglia del Madagascar, zafferano e una spolverata di tartufo nero.
- 10 – Il cono gelato è il cibo più postato su Instagram. L’hashtag #gelato ha raggiunto i 7,2 milioni di post.
L'Onu lancia l'allarme acqua, rischio crisi imminente

L'acqua, "linfa vitale" dell'umanità, è sempre più a rischio nel mondo a causa dell'eccesivo sviluppo e del consumo "vampirico"
Bienne, 22 Marzo 2023 - A lanciare l'allarme è l'Onu in un rapporto in cui mette l'evidenza come la carenza di acqua sta peggiorando con l'imminente rischio di una crisi globale. Il mondo sta "ciecamente camminando su una strada pericolosa con l'insostenibile uso di acqua, l'inquinamento e il surriscaldamento climatico che stanno drenando la linfa vitale dell'umanità", afferma il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres.
Il rapporto dell'Onu arriva in occasione della conferenza sull'acqua che si aprirà nelle prossime ore alle Nazioni Unite. Secondo il rapporto circa due miliardi di persone non hanno l'accesso ad acqua potabile sicura mentre 3,6 miliardi non lo hanno a servizi sanitari affidabili. "La scarsità di acqua sta diventando endemica", si legge nel rapporto nel quale si osserva come l'uso di acqua sia aumentato a livello globale di circa l'1% ogni anno negli ultimi 40 anni e dovrebbe mantenere tassi di crescita simili fino al 2050.
Il rapporto dell'Onu arriva in occasione della conferenza sull'acqua che si aprirà nelle prossime ore alle Nazioni Unite. Secondo il rapporto circa due miliardi di persone non hanno l'accesso ad acqua potabile sicura mentre 3,6 miliardi non lo hanno a servizi sanitari affidabili. "La scarsità di acqua sta diventando endemica", si legge nel rapporto nel quale si osserva come l'uso di acqua sia aumentato a livello globale di circa l'1% ogni anno negli ultimi 40 anni e dovrebbe mantenere tassi di crescita simili fino al 2050.
Mandato d’arresto per Putin: ecco tutti gli orrori russi in Ucraina

I crimini elencati in un rapporto dell’Onu, frutto di un’indagine sul terreno: attacchi contro i civili, torture, esecuzioni, deportazioni sistematiche (anche di bambini)
Bienne, 18 Marzo 2023 - Un mandato di arresto internazionale per Vladimir Putin. Lo ha emesso ieri la Corte Penale Internazionale. Oltre a quello sul presidente russo, ne è stato emesso un altro per Maria Aleksejevna Lvova-Belova, commissaria per i diritti dei bambini al Cremlino. Il crimine contestato è infatti soprattutto quello della deportazione dei bambini (di cui parlava anche Enzo Reale, su Atlantico Quotidiano), trasferiti in Russia e dati in adozione a famiglie russe. Non è un’eccezione, ma è la regola. Ed è soltanto uno dei tanti crimini commessi.
I crimini russi
Il mandato di arresto viene spiccato due giorni dopo la pubblicazione del rapporto Onu sui crimini di guerra russi in Ucraina. Un rapporto, frutto di un’indagine sul terreno, che rivela come i russi stiano compiendo tutte le nefandezze di cui erano già stati accusati da precedenti inchieste giornalistiche. Senza scendere in particolari truculenti, basta dire che i crimini non sono stati commessi solo in battaglia o in azioni di guerra, ma anche lontano dal fronte, nelle aree occupate, ai danni di prigionieri civili e militari. Ci sono prove di una sistematica persecuzione e deportazione delle popolazioni nei territori occupati. Ed è questo l’aspetto che dovrebbe preoccupare di più. Perché indica cosa i russi farebbero in tutta l’Ucraina, una volta che dovessero riuscire ad occuparla.
Attacchi contro i civili
I numeri prima di tutto: il rapporto Onu conta più di 8 mila civili uccisi e 13 mila feriti in un anno di guerra, a cui vanno aggiunti ben 5 milioni e mezzo di sfollati e 8 milioni di rifugiati all’estero. Circa 18 milioni di ucraini, quasi la metà della popolazione, necessita di assistenza umanitaria. Per quanto riguarda i bombardamenti, il rapporto attesta come i russi non solo abbiano ignorato le possibili vittime collaterali quando colpivano obiettivi militari, ma abbiano deliberatamente centrato obiettivi civili: “Molti degli attacchi sono stati ritenuti indiscriminati in quanto, tra l’altro, hanno utilizzato metodi o mezzi che non potevano essere diretti a un obiettivo militare specifico”.
Il rapporto conferma che il bombardamento del teatro di Mariupol e quello della stazione ferroviaria di Kramatorsk (che parte della stampa italiana si era affrettata a negare) siano crimini di guerra russi. Gli attacchi contro i civili, secondo il rapporto, hanno “danneggiato o distrutto migliaia di edifici residenziali, oltre 3 mila istituti scolastici e più di 600 strutture ospedaliere. Il bombardamento sistematico delle installazioni legate all’energia ha privato, in alcuni periodi, gran parte della popolazione civile di elettricità, acqua e servizi igienici, riscaldamento e telecomunicazioni e ha ostacolato l’accesso a sanità e istruzione”. E tutto ciò, è bene ricordarlo, nel pieno del rigido inverno ucraino.
Torture di civili e prigionieri
Il capitolo più raccapricciante del rapporto riguarda però il trattamento dei civili e dei prigionieri di guerra. Sappiamo solo quel che è avvenuto nelle città e cittadine liberate dall’esercito ucraino nella controffensiva dell’estate scorsa. Il resto dell’Ucraina orientale e meridionale è ancora sotto la cappa di silenzio imposta dalla censura russa, ma non c’è da dubitare che abbia subito e stia tuttora subendo la stessa sorte. I crimini elencati dall’Onu sono: “uccisioni deliberate, detenzioni illegali, tortura, stupro e deportazione illegale di detenuti”.
La tortura è stata impiegata soprattutto contro i prigionieri di guerra, i loro parenti o tutti coloro che erano sospettati di collaborare con l’esercito ucraino. Quel che è notevole, è che anche a centinaia di chilometri di distanza, nei centri di detenzione dei territori occupati siano stati usati sempre gli stessi metodi di tortura, rivelando l’esistenza di un addestramento specifico, di un manuale. Lo stupro delle donne, che avviene durante la perquisizione delle loro abitazioni o nei campi di “filtraggio”, sono così frequenti da apparire come un sistema. Il sesso, come arma di tortura, serve evidentemente a umiliare il prigioniero così come il civile e la donna sotto occupazione, oltre che un modo per far sfogare la soldataglia. Le esecuzioni sono frequenti e spesso precedute da interrogatori e torture. Nelle prime fasi del conflitto, i russi hanno sparato deliberatamente ai civili mentre erano in fuga, nelle loro auto o a piedi, perfettamente riconoscibili rispetto ai soldati.
I centri di detenzione
Anche quando non venivano assassinati, i civili sono stati stipati in centri di detenzione improvvisati, in condizioni pietose. Secondo il rapporto Onu, in questi centri, “le celle erano sovraffollate, con persone costrette a dormire sul pavimento o a turno. A volte, uomini, donne e bambini erano tenuti insieme. Mancanza di luce e di ventilazione, difficoltà a respirare, assenza di riscaldamento a temperature rigide. Le condizioni sanitarie erano inadeguate, con, a volte, secchi o bottiglie come servizi igienici e possibilità limitate o nulle di lavarsi. In un caso, dieci persone anziane sono morte a causa delle condizioni disumane nel seminterrato di una scuola. Gli altri detenuti, compresi i bambini, hanno dovuto condividere lo stesso spazio con i corpi dei defunti”.
La deportazione dei bambini
I bambini sono stati anche vittime di una vera deportazione. Le autorità ucraine stimano che siano stati trasferiti in Russia 16.221 bambini. Il rapporto Onu non conferma questa cifra, ma indica diversi casi, dimostrabili, in cui la deportazione è avvenuta. I bambini ucraini deportati non erano solo orfani, ma in diversi casi sono stati separati dai genitori nei campi di filtraggio. In Russia sono poi “accolti” da un sistema di adozioni che mira soprattutto a educarli da russi. Un contributo notevole per cancellare l’idea stessa di Ucraina anche nelle nuove generazioni. Questo, per quelli più fortunati. Per i più sfortunati, invece:
"Genitori hanno anche riferito alla Commissione che in alcuni luoghi di trasferimento i bambini indossavano abiti sporchi, venivano sgridati e insultati. I pasti erano scarsi e alcuni bambini disabili non ricevevano cure e farmaci adeguati. I bambini hanno espresso una profonda paura di essere separati in modo permanente da genitori, tutori o parenti.".
"In tutti gli incidenti esaminati dalla Commissione, l’onere di rintracciare e trovare i genitori o i familiari è ricaduto principalmente sui bambini. I genitori e i parenti hanno incontrato notevoli difficoltà logistiche, finanziarie e di sicurezza nel recuperare i propri figli. In alcuni casi, ci sono volute settimane o mesi per riunire le famiglie. I testimoni hanno riferito alla Commissione che molti dei bambini più piccoli trasferiti non sono stati in grado di stabilire un contatto con le loro famiglie e potrebbero, di conseguenza, perderle a tempo indefinito".


Il crimine contestato è soprattutto quello della deportazione dei bambini trasferiti in Russia e dati in adozione a famiglie russe. Non è un’eccezione, ma è la regola. Ed è soltanto uno dei tanti crimini commessi.
Amanti del caffè?
Alti livelli di caffeina riducono il grasso e il rischio di diabete di tipo 2

Bienne, 17 Marzo 2023 - Alti livelli di caffeina nel sangue possono aiutare a ridurre la quantità di grasso corporeo e persino il rischio di diabete di tipo 2, secondo una nuova ricerca. Tuttavia, lo studio non raccomanda alcuna particolare quantità di caffè che una persona dovrebbe assumere per mantenersi in salute, e comunque attenzione a grassi e zuccheri contenuti nelle bevande con caffeina, che potrebbero compensare i benefici.
Precedenti ricerche avevano suggerito che bere da tre a cinque tazze di caffè - contenenti una media di 70-150 mg di caffeina - ogni giorno fosse associato a un minor rischio di diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari. Ma si trattava di studi osservazionali, il che rende difficile distinguere l'effetto pratico della caffeina da quello di altri fattori potenzialmente influenti. L'ultimo studio, pubblicato sulla rivista ad accesso aperto BMJ Medicine, ha invece utilizzato una tecnica nota come randomizzazione mendeliana, che utilizza prove genetiche a sostegno di un effetto causale.
Esplorare il metabolismo della caffeina
I ricercatori hanno esaminato il ruolo di due varianti geniche comuni - che per definizione sono assegnate casualmente alla nascita - associate alla velocità del metabolismo della caffeina. Le persone portatrici di varianti genetiche associate a un metabolismo della caffeina più lento bevono in media meno caffè, ma hanno livelli di caffeina nel sangue più elevati rispetto a coloro che la metabolizzano rapidamente. I riercatori hanno utilizzato queste varianti per determinare i livelli di caffeina nel sangue "predetti geneticamente" tra quasi 10.000 persone, che hanno preso parte a sei studi a lungo termine.
Hanno scoperto che livelli più elevati di caffeina nel sangue erano associati sia a un indice di massa corporea inferiore (BMI) sia a un ridotto rischio di diabete di tipo 2. "Sono piccoli effetti che durano tutta la vita", ha detto a Euronews Next Dipender Gill, autore senior dello studio. È noto che la caffeina stimola il metabolismo, aumenta la combustione dei grassi e riduce l'appetito, con un'assunzione giornaliera di 100 mg che si stima aumenti il dispendio energetico di circa 100 calorie al giorno. I ricercatori hanno inoltre utilizzato la randomizzazione mendeliana per individuare la misura in cui l'effetto dei livelli di caffeina nel sangue sul rischio di diabete di tipo 2 potrebbe essere guidato dalla concomitante perdita di peso e hanno scoperto che ne rappresentava quasi la metà (43%).
Cosa significa questo per i "dipendenti" da caffè?
Se ritieni di dover ingurgitare troppe tazze di caffè per "funzionare" ogni giorno, ciò potrebbe significare che il tuo metabolismo della caffeina è del tipo più veloce, quindi i livelli di caffeina nel sangue si esauriscono rapidamente e devi fare rifornimento spesso per sostenerli e sentirne il beneficio. Tuttavia, questo studio non dice se avere un metabolismo della caffeina veloce o lento ti espone a un rischio maggiore di obesità o diabete, ha avvertito Gill. "A livello individuale, la velocità con cui metabolizziamo la caffeina ha un impatto così piccolo sul nostro peso corporeo che di per sé non lo spiega, ma l'approccio che utilizziamo aiuta a confermare o sostenere che esiste un effetto", ha spiegato.
In altre parole, lo studio mostra che ci sono prove genetiche che livelli più alti di caffeina nel sangue riducono il peso corporeo e il rischio di diabete, ma non c'è molto che possiamo carpire da questa scoperta a livello individuale, e certamente non dovremmo cambiare le nostre abitudini di consumo di caffè, basandole esclusivamente su questo studio. I ricercatori chiedono ulteriori ricerche sui benefici delle bevande contenenti caffeina prive di calorie, per isolare ulteriormente l'effetto della caffeina e sfatare potenziali miti sul consumo di caffè.
"Quando le persone consumano il caffè, non è chiaro se sia l'effetto della caffeina nel caffè o delle altre sostanze che ci sono nel caffè: ce ne sono anche molte altre chimiche, inclusa l'acqua, in realtà solo il rimanere idratati fa bene alle persone ", ha spiegato Gill. Uno dei limiti dello studio è che ha esaminato persone di origine prevalentemente europea, i ricercatori affermano che sono necessari ulteriori studi clinici per convalidare e confermare le loro scoperte. L'ideale sarebbe uno studio clinico randomizzato "che esamini in qualche modo l'alterazione terapeutica dei livelli di caffeina nel plasma di un individuo e gli effetti che ha su vari parametri metabolici", ha affermato Gill.
I lati oscuri dell'acqua in bottiglia

L'ultimo studio dell'ONU mette in guardai dai problemi relativi a questa tipologia di industria. Tra questi spicca quello legato all'incapacità dei sistemi pubblici di fornire acqua potabile per l'intera popolazione mondiale.
Bienne, 17 Marzo 2023 -L'industria dell'acqua in bottiglia sta contribuendo a mascherare il problema legato all'incapacità dei sistemi pubblici di fornire acqua potabile per l'intera popolazione mondiale. Questo inquietante risultato emerge dal rapporto realizzato dall'Institute for Water, Environment and Health presso la United Nations University (UNU-INWEH), nel quale si evidenziano alcune delle difficoltà legate all'acqua in bottiglia.
I ricercatori hanno considerato i dati relativi a 109 paesi, valutando la sicurezza dei prodotti commercializzati e dell'alternativa corrente. La crescita del settore dell'imbottigliamento, osservano gli esperti, rappresenta un problema in rapido aumento, non solo per quanto riguarda l'incremento dei rifiuti di plastica, ma anche a causa della carenza di regolamentazione relativa alla produzione e alla vendita delle bottiglie di acqua. Questi fattori, sottolineano gli esperti, possono minare il raggiungimento l'obiettivo chiave dello sviluppo sostenibile associato alla possibilità di tutti di beneficiare di acqua sicura. In soli 50 anni, spiegano gli autori, l'acqua in bottiglia è diventata un comparto economico essenzialmente autonomo.
Solamente tra il 2010 e il 2020, in effetti, si riscontra un incremento del 73 per cento nel settore, e si prevede un raddoppiamento delle vendite entro la fine del decennio. "L'espansione dell'industria dell'acqua in bottiglia - sostiene Kaveh Madani, direttore dell'UNU-INWEH - non è allineata strategicamente con l'obiettivo di fornire l'accesso all'acqua potabile, anzi tende a rallentare i progressi globali in tal senso, reindirizzando gli sforzi di sostenibilita' verso un'alternativa meno affidabile e meno conveniente per i consumatori, e altamente redditizia per i produttori".
L'accesso globale all'acqua potabile
Secondo il rapporto, garantire l'accesso all'acqua potabile per due miliardi di persone attualmente sprovviste richiederebbe un investimento annuale inferiore alla meta' dei 270 miliardi dollari attualmente spesi ogni anno per l'acqua in bottiglia. "Si tratta di un caso globale di estrema ingiustizia sociale - commenta Madani - miliardi di persone in tutto il mondo non hanno la possibilitaà di usufruire di servizi idrici affidabili mentre altri godono del lusso dell'acqua". Nell'Emisfero boreale, rilevano gli esperti, l'acqua in bottiglia viene spesso percepita come un prodotto più sano dell'alternativa al rubinetto. Nelle regioni più meridionali, invece, le vendite di questo bene sono fortemente guidate dalla carenza di infrastrutture affidabili.
I rischi intorno all'acqua in bottiglia
Secondo i dati del gruppo di ricerca, i cittadini dell'Asia-Pacifico rappresentano i maggiori consumatori di acqua in bottiglia, seguiti da nordamericani ed europei. "In alcuni paesi - sostiene Zeineb Bouhlel, dell'UNU-INWEH - l'acqua corrente può essere di buona qualità, ma è necessario ripristinare la fiducia dei consumatori nei confronti di questa preziosa fonte idrica. Al contrario, non tutte le bottiglie rappresentano un'alternativa sicura. I processi di trattamento, la fonte dell'acqua, l'imballaggio e le condizioni di conservazione possono infatti alterare la qualità del prodotto commercializzato. In alcuni casi abbiamo rilevato la presenza di contaminazioni inorganiche, organiche e microbiologiche".
La composizione minerale dell'acqua in bottiglia può quindi variare in modo significativo tra le varie marche e persino all'interno dello stesso lotto. I ricercatori elencano esempi di contaminazione osservati in tutti i tipi di acqua in bottiglia. Le aziende produttrici, spiegano gli studiosi, vengono generalmente sottoposte a controlli meno rigidi rispetto ai servizi idrici pubblici.
L'impatto sull'ambiente
Per quanto riguarda gli impatti ambientali del settore, gli studiosi sottolineano le conseguenze potrebbero essere significative, ma la carenza di dati in tal senso rende complessa l'elaborazione di stime precise. Negli Stati Uniti, riportano gli scienziati, Nestle' Waters estrae circa tre milioni di litri al giorno dalla sorgente Florida Springs.
Venerdì 17 porta sfortuna? Ecco perché si dice così

Dall'anagramma nell'antica Roma alla morte di Gesù, dai pitagorici alla smorfia napoletana, le leggende si accavallano. Con l'eccezione della Cabala
Bienne, 17 Marzo 2023 - Siete superstiziosi? Allora leggete qui. Perché il Venerdì 17 ha la fama di essere il giorno più apocalittico del calendario? Anzitutto questa è una superstizione tutta italiana? Infatti se in altri paesi occidentali come Stati Uniti, Finlandia, Regno Unito si dice che sia il venerdì 13 a portare sfortuna, in Italia il giorno “iellato” per antonomasia è venerdì 17. Ma cerchiamo di analizzarne i motivi.
Alcuni credono che le origini di questa credenza risalgano all’antica Roma: il 17 in numero romano XVII anagrammato è VIXI, che in latino significa “Ho vissuto”, inteso anche come “La mia vita è finita”, presagio di sventura o morte. Altre fonti ritengono che l’origine del 17 come numero sfortunato sia invece religiosa. Nell’Antico Testamento della Bibbia infatti si racconta che il Diluvio Universale avvenne il 17 del secondo mese. Ma perché proprio il venerdì? Si dice che il venerdì sia considerato sfortunato a causa del Venerdì Santo, giorno in cui è morto Gesù. Se volessimo essere davvero superstiziosi, il giorno più sfortunato di tutti sarebbe venerdì 17 novembre in quanto a novembre si celebra la festa dei Morti. Novembre viene infatti chiamato il mese del defunto.
A spiegare altre interessanti teorie è il sito Supereva.it, secondo il quale a dare a questa giornata un’aura di sfortuna è certo l’insieme di due elementi infausti: venerdì, ossia il giorno della morte di Gesù o, come si pensa, del diluvio universale e il numero 17. ma anche qualcosa che affonda nella tradizione ellenistica. Nell’antica Grecia infatti i pitagorici lo disprezzavano poiché si trovava fra il 16 e il 18, due numeri considerati la pura rappresentazione dei quadrilateri 4×4 e 3×6. Non solo: il 17 nella cultura latina fa riferimento alla battaglia di Teutoburgo, avvenuta nel 9 d.c., dove i romani si scontrarono con i germani di Erminio. In quella battaglia le legioni XVII, XVIII e XIX vennero distrutte e a quei numeri venne associata morte e sventura. La sfortuna del 17 è stata confermata anche dalla smorfia napoletana, secondo cui il numero sarebbe legato alla disgrazia.
Unica eccezione sembra essere la Cabala, dove invece il 17 ha una funzione benefica, poiché nasce dalla somma numerica delle lettere ebraiche têt (9) + waw (6) + bêth (2). Queste, una volta lette, creano la parola tôv, che vuol dire “buono, bene”. Non a caso il venerdì 17 è considerato un giorno iellato solamente in alcuni paesi del mondo. A queste superstizioni sono legate anche alcune malattie: chi ha paura del 17 infatti è eptacaidecafobia (mentre chi ha paura del venerdì 13 è triscaidecafobica). Il venerdì 17 si trova però in buona compagnia. Nella lista dei giorni “sfigati” c’è infatti anche il 13, considerato sfortunato perché situato dopo il 12, numero che rappresenta la perfezione ed è considerato magico. Basti pensare ai 12 segni zodiacali, 12 dei dell’Olimpo, 12 apostoli, 12 mesi e via dicendo.

Libri da leggere almeno una volta nella vita
'Il sorriso di Caterina' e la verità definitiva sulla madre di Leonardo
Carlo Vecce

Giunti Editore
Bienne, 14 Marzo 2023 - Carlo Vecce firma, per Giunti Editore, una biografia romanzata di Caterina, madre di Leonardo da Vinci. Un racconto affascinante e avvolgente, che nasce dalla scoperta di importanti documenti inediti. Testi che fanno luce e segnano un punto e a capo sull’origine di Leonardo, nel contesto di un dibattito stratificato e complesso.
La ricerca
Una palude alla foce del fiume Don, sul Mar d’Azov. Un mattino di luglio. Una ragazza viene trascinata via dalla sua terra, ridotta in schiavitù, venduta e rivenduta come una cosa da trafficanti di esseri umani. Quando arriva nel nostro paese, è al gradino più basso della scala sociale e umana, senza voce né dignità. Le hanno rubato tutto, il corpo, i sogni, il futuro, ma lei sarà più forte: soffrirà, lotterà, amerà, donerà la vita, riconquisterà la sua libertà.
Sembra una storia di oggi, non di un passato lontano e favoloso. È questo che ha sconvolto Carlo Vecce, ricercatore, studioso conosciuto e affermato della vita e dell’opera di Leonardo. Un giorno, un documento nuovo lo ha costretto a tornare sulle tracce di Caterina madre di Leonardo, e a guardare le cose in un modo completamente diverso. A poco a poco, da altri documenti e manoscritti, sono emersi segni di esistenze dimenticate, di vite che si sono intrecciate tra loro, con la forza del caso o del destino. Persone reali, non personaggi di finzione. Avventurieri, prostitute, pirati, schiave, cavalieri, gentildonne, contadini, soldati, notai. A ritroso, le loro storie risalgono da Vinci a Firenze, da Venezia a Costantinopoli, dal Mar Nero agli altopiani selvaggi del Caucaso.
Leonardo, si sa, è figlio naturale di un giovane notaio fiorentino, Piero, e di una donna chiamata Caterina. Di lei si ignorava quasi tutto, se non che viene sposata a un oscuro contadino di Vinci, poco dopo la nascita di Leonardo. L’unica cosa certa è che, nella formazione dello straordinario mondo interiore di suo figlio, della sua ricerca inesausta di conoscenza e di libertà, la figura della madre deve essere stata determinante. È lei il vero mistero della sua vita.
Da qualche anno, poi, circola l’ipotesi che Caterina sia stata una schiava: ipotesi fino ad oggi poco documentata, ma non inverosimile. La schiavitù moderna, quella che arriva nelle Americhe, nasce nel Mediterraneo alla fine del Medioevo. Una storia poco conosciuta, imbarazzante, rimossa, perché fatta anche da noi italiani. Un affare d’oro, per i mercanti veneziani e genovesi: le schiave e gli schiavi, chiamati nei documenti ‘teste’, rendono di più delle spezie e dei metalli preziosi. A Firenze il mercato chiede soprattutto giovani donne, destinate a servire come domestiche, badanti, e anche concubine, schiave sessuali, che, se ingravidate, continuano a essere utili anche dopo il parto, dando il loro latte ai figli dei padroni.
I documenti ritrovati
Il documento finora sconosciuto che Carlo Vecce ha ritrovato nell’Archivio di Stato di Firenze è l’atto di liberazione della schiava Caterina da parte della sua padrona, monna Ginevra, che l’aveva ceduta in affitto come balia, due anni prima, a un cavaliere fiorentino. Il documento è autografo del notaio Piero da Vinci: il padre di Leonardo. Siamo in una vecchia casa fiorentina, alle spalle di Santa Maria del Fiore, all’inizio di novembre 1452: Leonardo ha solo sei mesi, e sicuramente è lì anche lui, tra le braccia della madre. Raramente, nelle scritture del giovane ma già preciso notaio, si affollano tanti errori, tante sviste. Quella schiava è la ‘sua’ Caterina, la ragazza che gli ha donato il suo amore, e quel bambino è suo figlio. Gli trema la mano, a Piero, un’emozione sconosciuta lo domina. Nemmeno la data la scrive giusta, in quel giorno così agitato.
Com’è arrivata a Firenze Caterina? Grazie al marito della sua padrona: un vecchio avventuriero fiorentino di nome Donato, già emigrato a Venezia, dove aveva al suo servizio schiave provenienti dal Levante, dal Mar Nero e dalla Tana. Prima di morire, nel 1466, Donato lascia i suoi soldi al piccolo convento di San Bartolomeo a Monteoliveto, fuori Porta San Frediano, per la realizzazione della cappella di famiglia e della propria sepoltura. Il notaio di fiducia è sempre lui, Piero. E Leonardo esegue la sua prima opera proprio per quella chiesa: l’Annunciazione. Non è un caso.
Le sue origini circasse
Piero da Vinci attesta che Caterina è figlia di Jacob, ed è circassa. Le sue origini risalgono a uno dei popoli più liberi e fieri e selvaggi della terra. È lei la madre di Leonardo, è lei che l’ha allevato per i suoi primi dieci anni, e le conseguenze sono sconvolgenti: Leonardo è italiano a metà. Per l’altra metà, forse la migliore, è figlio di una schiava, di una straniera che non sapeva né leggere né scrivere, e che a stento parlava la nostra lingua. Che ninnananna gli avrà cantato per farlo addormentare? Che cosa gli ha raccontato delle proprie origini, dei luoghi favolosi dove lei è nata, delle saghe primordiali del suo popolo perduto?
Di una cosa possiamo essere sicuri. È lei che gli ha trasmesso il rispetto e la venerazione per la vita e per la natura, e un inestinguibile desiderio di libertà. È lei che gli ha lasciato il suo sorriso, dolce e ineffabile. Un sorriso che Leonardo ha inseguito per tutta la vita, e che ha creduto di ritrovare nel volto di una donna fiorentina chiamata Lisa.

Primopiano
Bienne, 19 Marzo 2023 - "La Comunità Internazionale guarda con vivo interesse al Suo operato e alle Sue parole, che tracciano la strada maestra per assicurare all'umanità un orizzonte di pace e di autentico sviluppo. Il Suo magistero, teso all'eliminazione delle disuguaglianze e al sostegno alle frange più vulnerabili delle nostre società, ha segnato profondamente questo decennio e sono certo che continuerà a rappresentare un punto di riferimento per i governi, per le organizzazioni internazionali e per moltitudini di credenti e non credenti". Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio a Sua Santità Papa Francesco.
"La lieta ricorrenza del decennale del Pontificato mi offre la graditissima opportunità di formulare, a nome della Repubblica Italiana e mio personale, sentiti voti augurali - scrive Mattarella - uniti a sentimenti di riconoscenza per la fondamentale opera della Santità Vostra al servizio della Chiesa cattolica in Italia e nel mondo. La Sua azione pastorale ha ribadito la centralità della persona - con i suoi inalienabili diritti e i suoi altrettanto ineludibili doveri e responsabilità - per la salvaguardia del pianeta, casa comune dell'umanità tutta.
Le encicliche 'Laudato sì' e 'Fratelli tutti' rappresentano pietre miliari di un cammino che nel 'Documento sulla fratellanza umana' trova nuove, concrete e promettenti prospettive di comprensione reciproca e feconda collaborazione". "La Sua costante sollecitudine nei confronti dell'Italia e di quanti vivono nel nostro Paese è altamente apprezzata dalla nostra comunità nazionale, che guarda con speranza al Primate d'Italia e ai Suoi numerosi viaggi in grandi città e in realtà più piccole ma non per questo meno importanti. Di questo impegno Le sono personalmente molto grato. Con tali sentimenti mi unisco a tutti gli italiani che in questo fausto giorno desiderano unirsi alla Santità Vostra per augurarLe ancora molti anni di fecondo magistero", conclude il capo dello Stato.
- A chi è solo, a chi soffre, ai malati, agli emarginati, ai dimenticati, ai discriminati, a tutte quelle persone che non vediamo.
- A chi ha lottato per tutta la vita contro la sorte ed oggi lotta contro l’indifferenza.
- A chi ha perso il treno giusto e la vita non gli ha concesso una seconda possibilità.
- A chi non ha nessun posto dove andare, nessuno da abbracciare e nessuno con cui parlare.
- A chi chiude la porta al mondo e in silenzio piange la sua solitudine, sperando solo che tutto passi in fretta. Perché vedere gli altri felici fa male, quando sai che anche tu meriteresti un briciolo di felicità.
- Chi si ricorderà di queste persone, con un gesto, una parola, un abbraccio o un invito a sorpresa accenderà la luce nei loro occhi.
- Chi crede alla famiglia ha il dovere di pensare anche a chi non ha famiglia
- Che possano trovare un po' di calore umano tra le braccia di chi l'incontra lungo la strada chiamata vita!
Rassegna stampa
00:00:00